Gualtiero Saporito (Massimo Boldi) si ritiene un grande chef incompreso. I suoi piatti, ottenuti mescolando gli ingredienti più impensabili, non fanno che creare guai alla moglie Beata (Barbara Foria), cuoca provetta ma costretta a lavorare in una rosticceria, e a tutti coloro che hanno la sventura di assaggiarli. Ma un giorno la fortuna sembra bussare alla sua porta: Furio Galli (Maurizio Casagrande), proprietario di una famosa ditta di catering sull’orlo della bancarotta, ha bisogno di perdere la gara d’appalto dell’organizzazione del prossimo G7, per ricevere in cambio dal suo avversario un cospicuo regalo. Gualtiero, quindi, fa proprio al caso suo; assieme al terribile chef, Furio riunirà una divertente squadra di incapaci.
Come ogni Natale, arriva puntuale il tanto amato e odiato cinepanettone, che stavolta riunisce l’immancabile Massimo Boldi con uno dei maggiori esperti del genere, il regista “fantozziano” Neri Parenti.
In un periodo in cui in tv impazzano i programmi di cucina con chef stellati e concorrenti talentuosi, Neri Parenti sceglie come protagonista un cuoco completamente negato, accompagnato da una bizzarra banda di inesperti, che, ovviamente, ne combinerà di tutti i colori.
Ciò che balza subito all’occhio in Natale da Chef è l’apprezzabile sforzo di distaccarsi dalla solita trama inflazionata da cinepanettone, concentrandosi più sulle gesta di Gualtiero e della sua squadra che su corna, battute omofobe e donnine scollacciate.
La comicità, però, è spesso imbarazzante e la caratterizzazione di alcuni personaggi lascia parecchio a desiderare, perché datata e poggiata unicamente su cliché ed esagerazioni caricaturali. Si pensi, ad esempio, al Gualtiero di Boldi, forse il personaggio più debole e meno divertente del film, o al Tony Cacace di Biagio Izzo, protagonista di alcune scene stomachevoli più che ilari, o all’occhialuto e dentone Felice Becco di Paolo Conticini, che è la classica macchietta.
Dario Bandiera, Enzo Salvi e Maurizio Casagrande sono invece i veri punti di forza del film, grazie a personaggi meglio scritti e a una comicità più studiata, che riescono a strappare alcune sonore risate. Inoltre, un bel passo in avanti rispetto al passato fanno i personaggi femminili, qui più carismatici, astuti, determinati, sicuramente meno vituperati. Vedasi l’energica e verace Beata di Barbara Foria o la furba e burlona sommelier di Francesca Chillemi; più canonico ma indubbiamente irresistibile il personaggio di Milena Vukotic, che subisce veramente di tutto e che è molto vicino alla Pina fantozziana.
Per il resto, equivoci, doppi sensi, gag trash più o meno riuscite e la cornice ammaliante delle Alpi del Trentino: insomma, la classica commedia di Natale senza pretese, che risulta, però, godibile e decisamente meglio di ciò che ci si aspettava. E poi, il finale “politico”, è davvero una chicca!
Alberto Leali