Arriva il 7 dicembre Natale a 5 stelle, la prima commedia italiana di Natale targata Netflix. Primo film dei Vanzina senza Carlo, diretto da Marco Risi e ispirato a una commedia di Ray Cooney, Natale a 5 Stelle racconta anche la politica italiana di oggi
Natale a 5 Stelle è il primo film dei fratelli Vanzina ad uscire dopo la morte di Carlo; il primo che non arriverà nelle sale cinematografiche, ma sarà disponibile solo su Netflix dal 7 dicembre, in co-produzione con Lucky Red e RTI.
Primo film italiano di Natale a sbarcare sulla piattaforma streaming, Natale a 5 Stelle è diretto da Marco Risi su una sceneggiatura di Enrico Vanzina liberamente tratta dalla commedia (di 30 anni fa) di Ray Cooney, Out of Order.
Certamente una novità assoluta per il colosso operante nella distribuzione via internet di film, serie tv e altri contenuti d’intrattenimento, che arricchisce il suo cartellone con uno dei prodotti più tipici della tradizione cinematografica italiana.
Il Natale è alle porte e una delegazione politica italiana guidata dal Premier 5 Stelle Franco Rispoli (Massimo Ghini) si reca in visita ufficiale in Ungheria. Ma oltre al lavoro, il Premier ha in serbo una vacanza romantica con la giovane e attraente onorevole dell’opposizione Giulia Rossi (Martina Stella). Peccato che il piano dei due amanti viene rovinato da una serie di episodi imprevisti e surreali che potrebbero far scoppiare uno scandalo. Aiutati dal portaborse del Premier Walter Bianchini (Ricky Memphis), i due dovranno vedersela con finti cadaveri, mariti gelosi, mogli parvenu, madri apprensive, camerieri impiccioni e molti altri bizzarri personaggi.
“Ho scritto le prime due versioni della sceneggiatura di Natale a 5 Stelle assieme a mio fratello Carlo – racconta commosso Enrico Vanzina alla presentazione romana del film -, io mi sono occupato da solo dell’ultima, quella più politica. Andrea Osvart aveva già i diritti del testo di Ray Cooney, da cui avevano già realizzato un film di grande successo in Ungheria. Il testo ci colpì subito e Carlo propose di attualizzarlo e di renderlo molto più italiano, mettendoci dentro qualcosa che rispecchiasse la nostra attuale situazione politica. Purtroppo mio fratello in seguito si ammalò e dopo la solita serie di rifiuti da parte di diversi produttori italiani, Lucky Red si mostrò interessata al progetto. A causa delle sue condizioni di salute, Carlo non se la sentì di iniziarlo e propose come regista il suo miglior amico Marco Risi. In seguito anche Netflix si mostrò molto interessata a produrre il film, ma a una condizione: doveva essere un film di Natale. Era dal 2000 che io e Carlo avevamo deciso di non farne più, ma stavolta era diverso, perché il film sarebbe finito su una piattaforma visibile in 190 Paesi del mondo”.
“Se con Vacanze di Natale avevamo realizzato un film leggero, ma divenuto di culto perché raccontava l’Italia di quel preciso periodo storico, lo stesso fine ci ha guidati in questo film – prosegue lo sceneggiatore -. Natale a 5 Stelle è infatti una farsa tout court, ma che racconta al contempo l’arrivo di una politica nuova, che ha stravolto tutto. E’ da molto che non si raccontava più il potere: questo film si riappropria di ciò che abbiamo perso nel nostro cinema“.
“E’ il film che non avrei voluto fare, perché significava che Carlo non ce l’aveva fatta – racconta il regista Marco Risi – Sono stato orgoglioso quando ho saputo che aveva pensato a me per sostituirlo alla regia e non ci ho pensato due volte. Ci ho messo tutto il cuore e ho pensato a lui in ogni singola inquadratura, ispirandomi soprattutto al ritmo dei suoi film. Con Carlo ho vissuto metà della mia vita ed è stata un’avventura meravigliosa“.
Equivoci, corna, scandali, hotel di lusso e girotondi amorosi sono al centro di una commedia classica e godibile, popolata da attori che il genere lo conoscono bene (oltre ai già citati, anche Paola Minaccioni, Massimo Ciavarro, Riccardo Rossi, Biagio Izzo, Andrea Osvart e Ralph Palka) e quindi perfettamente a loro agio. A far da sfondo c’è la regale città di Budapest, che la testarda attrice e produttrice Andrea Osvart, che interpreta l’autoctona Berta, ha voluto coinvolgere in una grossa produzione italiana che avrà la possibilità di esser vista in ben 190 Paesi.
Fa spesso sorridere il Premier “contiano” di Massimo Ghini, accompagnato dal suo servile portaborse interpretato da Ricky Memphis, che pur di salvare il suo “padrone” dai guai è disposto a cacciarsi in situazioni pericolose che non lo riguardano assolutamente. Dall’altro lato, ci sono personaggi femminili ambiziosi, ma allo stesso tempo fragili, frustrati ed umani, come la deputata PD di Martina Stella (“gnocca ma con gli occhiali, perché così per il Partito sembrano anche intelligenti”) e la first lady bramosa di Paola Minaccioni.
Nessuna volgarità, non la classica pochade o il tanto odiato cinepanettone, ma una commedia popolare con tutti gli ingredienti necessari, che guarda all’attualità del nostro Paese, sferrando diversi colpi che fanno centro (prosopopea grillina, falso moralismo, incompetenza spacciata per novità).
Un tentativo di svecchiare il nostro cinema, pur attingendo a piene mani dalla sua longeva tradizione: perché, come ricorda Enrico Vanzina, “il cinema prima o poi risorgerà, sta solo vivendo un momento di difficoltà. E non è certo Netflix a doverci spaventare, perché come ha sempre fatto, il cinema troverà un modo per convivere con le nuove piattaforme e le nuove realtà”.
Alberto Leali