Ispirato alla storia vera di due studenti di veterinaria che il 24 dicembre 1985 rubarono 140 opere del Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico, Museo di Alonso Ruizpalacios è stato premiato al Festival di Berlino per la migliore sceneggiatura, firmata dal regista e da Manuel Alcalá.
Attraverso il ritratto dei due ragazzi, interpretato dagli incisivi Gael García Bernal e Leonardo Ortizgris, Museo non solo rievoca un evento che sconvolse l’identità di un intero Paese, ma indaga sul disorientamento giovanile e sulla banalità del male.
Non c’è alcun intento documentaristico nel film di Ruizpalacios, piuttosto una narrazione tesa e incalzante, che scava nelle anime inquiete e senza vocazioni di due giovani come tanti, alla ricerca di un brivido che scuota le loro vite piatte e annoiate.
Museo non dà risposte sul perché del loro mal di vivere, rendendo, così, ancora più enigmatiche e inquietanti le loro figure, eterni studenti disinteressati al legame col passato della loro terra, ma al contempo alla ricerca di una propria identità. Il loro diviene, così, un vagabondaggio desolante e senza senso che fa riflettere sulla precaria identità di un Messico fragile e smarrito.
Anche il rapporto fra i due ragazzi, descritto con inconsueta potenza, si carica di forti connotazioni masochistiche, mostrando il narciso e borghese Juan (García Bernal) sottomettere al suo esibizionismo anarcoide e luciferino il più debole e insicuro Benjamín (Ortizgris).
Ruizpalacios maneggia abilmente i continui cambi di registro nel corso della narrazione, passando dall’heist movie alla commedia, dall‘on the road al dramma domestico, senza mai perdere un solo colpo. Museo sarà nei cinema italiani dal 31 ottobre distribuito da I Wonder Pictures.
Alberto Leali