Il taiwanese Mr. Long è un killer senza scrupoli a cui viene commissionato un omicidio a Tokyo. Le cose, però, non vanno come previsto e l’uomo viene ferito, costretto a cercare un rifugio dove nascondersi. Lo trova tra alcune baracche di periferia, dove vive un bambino, Jun, che lo coinvolge nella sua vita: la sua mamma, Lily, è una tossicodipendente e non riesce più a prendersi cura di lui, segnata da un passato di dolore e violenza. Long riesce ad aiutarla a uscire dalla sua dipendenza e nel frattempo si crea una nuova vita, grazie al suo sorprendente talento culinario e sostenuto dall’amicizia dei suoi affettuosi vicini di casa. Ma l’idillio è destinato a cessare.
Ci sono echi dei lavori più belli di Takeshi Kitano, da Sonatine ad Hana-Bi a L’estate di Kikujiro, in Mr. Long del regista giapponese Sabu. E come questi, il film spiazza e si ammira per la continua altalenanza di toni, per il suo non chiudersi in uno specifico genere cinematografico, ma nel raccoglierne molteplici (crime, commedia, melodramma) mescolandoli in maniera armonica e sorprendente.
Come Kitano, anche Sabu riporta al cinema la vita vera, quella fatta di tenerezza, amicizia, altruismo e gentilezza ma anche di dolore, morte e sopraffazione. E per questo Mr. Long emoziona e tocca il cuore, mettendo in scena con grazia sentimenti universali, ma che raramente vengono rappresentati sullo schermo con un tale nitore.
Il sottile equilibrio conquistato dai tre personaggi principali, una “famiglia” che si crea istintivamente e quasi per caso, si manifesta in allegre scene davanti ai fornelli e in episodi giocosi di assoluta tenerezza, spezzato da brutali esplosioni di violenza, che vedono il passato tornare impietosamente a chiedere il conto.
La regia di Sabu è delicata e camaleontica, raffinata ma mai estetizzante e segue un racconto che procede con placida e inquieta poesia tra le pieghe di una quotidianità che, proprio come il cinema asiatico, mescola continuamente commedia e tragedia.
Non servono dialoghi o sottolineature, Mr. Long è in grado di parlare con il lirismo delle immagini, la forza dei dettagli, le inattese convergenze fra esseri umani, e una fotografia e un montaggio totalmente aderenti alla sottile mutevolezza della narrazione.
In competizione alla 67esima edizione del Festival di Berlino, Mr. Long sarà nelle sale italiane dal 29 agosto con Satine Film. Non perdetelo.
Alberto Leali