Al cinema dal 9 maggio l’opera prima di Benoit Delhomme, basata sul film francese Duelles (Doppio sospetto)
Vertice 360 distribuirà in Italia dal 9 maggio MOTHERS’ INSTINCT, intenso thriller psicologico interpretato dalle attrici Premio Oscar Jessica Chastain (Gli occhi di Tammy Faye, Zero Dark City, The Help) e Anne Hathaway (Il diavolo veste Prada, Les Misérables).
Le star prestano il volto rispettivamente a Alice e Céline, migliori amiche e vicine di casa, le cui vite apparentemente perfette in un centro suburbano dell’America degli anni ’60 vengono improvvisamente sconvolte da un tragico incidente che coinvolge uno dei loro figli.
Opera prima di Benoit Delhomme – che nel film è anche direttore della fotografia, ruolo per il quale è già conosciuto a livello mondiale – Mothers’ Instinct segue il progressivo deteriorarsi dei rapporti tra Alice e Céline, minati da senso di colpa, sospetto e paranoia.
Basato sul film Duelles (Doppio sospetto), diretto da Olivier Masset-Depasse, Mothers’ instinct vede nel cast anche Anders Danielsen Lie, Josh Charles, Eamon O’Connell, Baylen D. Bielitz, Caroline Lagerfelt.
Recensione a cura di Paola Canali
Il remake dell’acclamato Doppio sospetto resta fedelissimo all’originale nella trama, ma trasferisce l’ambientazione dal Belgio all’America, mantenendo intatti l’epoca (gli anni ‘60) e un quartiere residenziale borghese dalle tinte pastello che fa da sfondo allo scontro fra le protagoniste.
Mothers’ instinct è un’opera diligente e corretta, forse anche troppo, a cui non si può rimproverare nulla né dal punto di vista formale né da quello interpretativo, grazie a due attrici di razza come Jessica Chastain e Anne Hathaway.
C’è, però, qualcosa che non ci ha convinto nell’esordio alla regia di Benoît Delhomme, che non riesce a gestire adeguatamente il materiale scottante e perturbante della storia, pur non distanziandosi mai dal capostipite.
La sensazione è che il film non sappia bene che direzione prendere, se abbracciare una tensione da mélo sirkiano con echi psicologici e hitchcockiani o interpretare la vicenda in chiave grandguignolesca con ficcanti punte grottesche.
Il risultato è che la pellicola, pur rivelandosi efficacemente angosciante per il tema trattato, è timida e senza guizzi. Un compitino ben fatto, che non apporta nulla di nuovo a quanto avevamo già visto nell’originale, anzi ne perde, forse, in coinvolgimento emotivo.
Meglio, invece, sul versante ambientazione, con due case vicine e speculari, con elementi di design molto specifici, che si rivelano perfettamente funzionali alla narrazione. Stesso discorso vale per la precisa ricostruzione d’epoca, ma anche per gli ottimi costumi, trucchi e acconciature.
In sintesi, ci troviamo di fronte a un thriller non certo sovversivo, ma che si lascia guardare con piacere, grazie a una vicenda accattivante e a due personaggi femminili impattanti.