Molly Bloom (Jessica Chastain) era una giovane campionessa di sci prima che un incidente sulle piste mettesse fine ai suoi sogni. Giunta a Los Angeles per iniziare gli studi, Molly fa la cameriera in un locale frequentato da vip e ricconi, dove conosce un organizzatore di partite di poker clandestine che la assume come segretaria. Una volta licenziata, però, Molly decide di organizzare un tavolo tutto suo nella suite di un albergo di lusso e di trasformare la sua carriera in quella di una brillante imprenditrice del gioco. Il successo è immediato e incredibile, ma i guai sono dietro l’angolo.
Uno dei più grandi sceneggiatori del cinema americano contemporaneo decide di adattare, per il suo primo lungometraggio da regista, il gustoso memoir di Molly Bloom, l’organizzatrice di un tavolo clandestino di poker frequentato dai ricchi e famosi d’America. Lo stile di Aaron Sorkin è pienamente riconoscibile nell’eleganza, nella brillantezza e nell’acume dei dialoghi: eccitanti duelli verbali recitati a velocità vorticosa, che puntellano un racconto fluido e appassionante.
Due sono i piani temporali di Molly’s game: quello che vede la protagonista arrestata a New York per un’indagine che coinvolge la mafia russa, in cui deve difendersi dalle accuse senza tradire la fiducia dei suoi clienti, e quello che racconta il suo percorso dalla piste da sci alla gestione del più ricco tavolo di poker clandestino d’America.
Molly’s Game, però, non è propriamente un film sul poker, ma piuttosto sull’evoluzione psicologica di una donna che diviene emblema di un Paese con l’ossessione di vincere e con tanta voglia di rivalsa. Intelligente, indipendente, ambiziosa, eppure sola, fragile e dipendente dalle droghe, Molly Bloom ha non pochi punti in comune con la lobbista più in gamba di Washington di Miss Sloane, sempre interpretato da Jessica Chastain.
La straordinaria attrice americana ha infatti il carisma e la forza drammatica giusti per disegnare il ritratto sfaccettato e indimenticabile della “principessa del poker”. Sorkin, a sua volta, ha il merito di non eroicizzare la sua protagonista, ma di sottolineare gli aspetti che la rendono più umana: il peso di un padre troppo esigente (Kevin Costner), vecchie ferite, antichi rancori sportivi e familiari. Buona anche la sintonia tra la protagonista e Idris Elba, nel ruolo dell’avvocato difensore di Molly, tutta giocata sullo stuzzicante confronto dei rispettivi caratteri e sex appeal.
Ne deriva un film assolutamente imperdibile per tutti coloro che amano quel cinema “parlatissimo” e curato in ogni minimo dettaglio (gli altri potrebbero ritenerlo, invece, alla lunga estenuante), capace di rendere con grande accuratezza un mondo e le sue dinamiche. In questo caso, quello patinato ma impietoso del gioco d’azzardo, perennemente sul filo della legalità e dove, inevitabilmente, o si vince o si perde.
Alberto Leali