Dopo il grande successo nei cinema italiani, Michelangelo – Infinito, il sesto prodotto di Sky Arte e Magnitudo Film sui grandi artisti del passato arriva su Sky in prima tv esclusiva. Con Enrico Lo Verso e Ivano Marescotti
Sono ormai diventati un appuntamento irrinunciabile i film d’arte prodotti da Sky con Magnitudo Film dedicati ai più grandi artisti di tutti i tempi. Dopo Raffaello e Caravaggio, tocca adesso a Michelangelo, l’artista che voleva liberare la vita dalla materia, essere al centro di un racconto che mescola efficacemente il documentario con la pièce teatrale.
Con oltre 100.000 spettatori per un incasso pari a 734.000€, Michelangelo – Infinito, tornato nei cinema a grande richiesta per altri due giorni, il 19 e il 20 novembre 2018, sempre distribuito da Lucky Red, approda adesso su Sky in prima tv esclusiva. L’appuntamento è sabato 12 gennaio, alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Sky Arte, ma anche in 4K HDR per i clienti Sky Q e disponibile su Sky On Demand.
Michelangelo Buonarroti, vicino alla fine della propria vita, ne ripercorre le tappe, dall’infanzia ai primi capolavori, dalle rivalità con gli artisti del suo tempo ai rapporti contrastanti con le autorità religiose e politiche dell’epoca. A contestualizzare il suo racconto, c’è l’artista e storico Giorgio Vasari, autore del celebre “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori”, i cui passi vengono per l’occasione parafrasati per esser resi più comprensibili.
Se non sono certo mancati nella storia del cinema lavori dedicati al genio di Buonarroti, su tutti Il tormento e l’estasi di Carol Reed con Charlton Heston, con Michelangelo – Infinito ci troviamo di fronte a un’operazione nuova, che seguendo le orme dei precedenti lavori targati Sky/Magnitudo, si pone il fine di avvicinare il pubblico più vasto all’immensa bellezza del nostro patrimonio artistico.
Alla regia di Michelangelo – Infinito c’è Emanuele Imbucci, anche sceneggiatore assieme a Sara Mosetti e al professore di storia dell’arte Tommaso Strinati, e già second unit per Raffaello: Il principe delle arti. Squadra che vince non si cambia, dunque, e il risultato può certamente dirsi alla stregua dei già notevoli lavori precedenti, grazie al talento di ogni reparto tecnico (dal montaggio alla fotografia, dalla scenografia ai costumi) e ad una sceneggiatura accattivante e innovativa, che si sofferma anche sugli aspetti più spinosi della vita dell’artista.
Ma è quando la macchina da presa di Imbucci e la fotografia di Maurizio Calvesi si avvicinano ai capolavori di Michelangelo che il film davvero si illumina, regalando allo spettatore un’esperienza affascinante ed immersiva, che non può che lasciare a bocca aperta.
Tramite le riprese in ultra definizione (4K HDR), infatti, sembra quasi di poter entrare nella vastità dell’Cappella Sistina, di cui possiamo osservare da vicino i dettagli del Giudizio Universale, o di toccare la possanza scultorea del David e la sinuosità del mantello della Vergine della Pietà.
Enrico Lo Verso, già convincente Giovanni Santi in Raffaello: Il principe delle arti, è perfetto nei panni del protagonista, con quel volto vicinissimo all’immagine pittorica che ci è stata tramandata dell’artista, di cui rende efficacemente l’inquietudine e la costante insoddisfazione. Allo stesso tempo, Ivano Marescotti, nei panni di Giorgio Vasari, fa emergere con bravura tutta la sua consumata abilità teatrale.
Un plauso va anche alle belle musiche originali, composte e orchestrate da Matteo Curallo, che accarezzano le opere michelangiolesche adattandosi allo spirito con cui vennero realizzate e all’effetto che ancora oggi suscitano nel pubblico.
La collaborazione dei Musei Vaticani ha inoltre permesso al film di varcare le porte non solo della Cappella Sistina, ma anche di quella Paolina, ultimo e meno noto capolavoro di Michelangelo, realizzato per Paolo III Farnese.
I risultati positivi al botteghino dimostrano fortunatamente come il pubblico italiano non sia indifferente dinanzi ai capolavori senza tempo: lunga vita dunque ai film d’arte Sky, che non possono che far bene alla cultura del nostro Paese, troppo spesso tristemente trascurata.
Alberto Leali