Michael Moore infiamma la Festa del Cinema di Roma: presentata la sua ultima fatica, Fahrenheit 11/9, nelle dal 22 al 24 ottobre con Lucky Red e prossimamente su La7. Il doloroso racconto dell’America nell’era di Trump
L’energia travolgente e arrabbiata di Michael Moore alla Festa del Cinema di Roma: presentato in anteprima nazionale il suo ultimo film, Fahrenheit 11/9, il racconto, radicale e doloroso, dell’America nell’era di Trump. Ma anche una denuncia potente e scioccante dello stato in cui versano le democrazie contemporanee, schiave del populismo e dell’ignoranza.
Moore espone con cura, facendo emergere l’ironia che caratterizza il suo inconfondibile stile, i motivi che hanno portato all’elezione di Trump: “I media hanno instupidito gli statunitensi con notizie fasulle; in realtà hanno sempre amato Trump, perché puro intrattenimento. Ma la responsabilità maggiore è sicuramente della sinistra, che ha smarrito la propria identità, cedendo ai compromessi e perdendo di conseguenza la fiducia dei suoi elettori“, afferma durante l’incontro ravvicinato a lui dedicato.
Sconvolgente è, a tal proposito, il resoconto dello scandalo dell’acqua inquinata di Flint, in Michigan, a cui fa seguito la decisione dell’ex Presidente Obama di non fare nulla di fronte alle ingiustizie subite dalla cittadinanza, mostrandosi, piuttosto, compiacente nei confronti dei contaminatori.
Ad una sinistra incerta e snaturata si deve, secondo Moore, anche l’attuale situazione politica italiana, che più di un aspetto ha in comune con quella statunitense. “Così come Trump è un attore straordinario e proprio per questo amato dalla gente, anche Salvini suscita la simpatia delle folle, pur essendo solo un razzista e un omofobo. Anche in Italia, inoltre, quando i ricchi prendono possesso dei media hanno interesse a far sì che la gente non prenda coscienza di certe situazioni, regalando loro solo il puro intrattenimento. Sono d’accordo con chi afferma che il fascismo del XXI secolo assume le sembianze di una faccia sorridente e di uno show televisivo“.
Così Donald Trump, che il regista accosta per pensiero e atteggiamenti ad Adolf Hitler, non è che il frutto di un sistema già guasto, che ha portato un’ampia fetta di popolazione a perdere fiducia nei propri rappresentanti. Tantissime le questioni mosse Moore sulla recente storia degli Stati Uniti, altrettante le strade percorse attraverso una serie di accurate digressioni che vanno a comporre un quadro complesso e inquietante.
Chi conosce (ed ama) il cinema di Moore sa di non doversi aspettare uno sguardo distaccato, ma un’opera che scuote e ferisce, finalizzata a risvegliare le nostre coscienze e invitarci a fare qualcosa prima che sia troppo tardi. Nelle dal 22 al 24 ottobre con Lucky Red e prossimamente su La7.
Alberto Leali