In concorso all’ultimo festival di Cannes, arriva nelle sale italiane il 16 ottobre con Eagle Pictures
Cesar Catilina (Adam Driver), un architetto di New Rome, ha un piano utopistico per ricostruire la suddetta città, completamente distrutta da una catastrofe, in un modo del tutto nuovo e innovativo. Il suo sogno, però, è ostacolato dal sindaco Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito), corrotto e conservatore. La figlia di questi, Julia (Nathalie Emmanuel), che cerca di emanciparsi dalla situazione di privilegio e oppressione in cui è nata, si ritrova presto fra due fuochi in quanto affezionata al padre, ma innamorata del progettista.
Il sogno che Francis Ford Coppola ha inseguito per tutta la vita è un film diseguale e dall’ambizione smisurata, la cui scrittura è stata rimaneggiata innumerevoli volte e prodotto dallo stesso regista 85enne dopo che nessuno era disposto a scommetterci.
Un film che è già leggenda, quindi, e che dimostra, ancora una volta, l’amore e la fiducia sconfinati di Coppola verso un cinema che vada oltre le coordinate stesse del tempo e della vita.
Sovrabbondante di idee e temi, che spaziano dalla filosofia alla politica, dalla medicina all’antropologia, dalla fantascienza alla letteratura, dall’arte alla religione, Megalopolis è davvero un progetto megalomane che affascina ed irrita allo stesso tempo.
Perché accanto a immagini e idee geniali, ce ne sono altrettante che risultano kitsch e non all’altezza, legate probabilmente all’incapacità del regista di maneggiare adeguatamente molti dei generi toccati e soprattutto di tenere a bada il proprio delirio immaginifico. Ecco allora che Megalopolis eccede in fasti onirici, stona quando vuole approcciarsi alla satira, al grottesco e alla commedia demenziale.
Un kolossal utopista e visionario attraverso cui Coppola osserva il declino dell’impero americano, ma altresì azzarda le promesse di un altro mondo possibile. Il risultato è una fiaba rétro e insieme futurista, che mescola art déco e ultra tecnologia, la Storia antica con le problematiche e le urgenze odierne. Un misto indefinibile di tutto, proprio come la materia immaginifica che racconta, quel “megalon” con cui Catilina intende rifondare una nuova Roma e condurre la società verso l’utopia di un mondo migliore.
Il direttore della fotografia Mihai Mălaimare Jr. e i designer di produzione Bradley Rubin e Beth Mickle si ispirano alle belle arti, alla fotografia, a Escher e al cinema di Méliès. Gli eleganti costumi di Milena Canonero, invece, combinano l’estro contemporaneo con i drappeggi greco-romani, con risultati davvero straordinari.
Il cast è generalmente solido, abilmente guidato da Adam Driver, nel ruolo di un pragmatico sognatore, e da Giancarlo Esposito nei panni di un sindaco schiavo della propria avidità.
Sicuramente un’esperienza cinematografica unica, di cui si ammirano il coraggio e il desiderio di cambiare le regole del gioco, ma di cui è impossibile non sottolineare la fatica del regista di governare il caos che lui stesso ha creato. Così come quella ineludibile sensazione che tutto sia stato rispolverato dopo 30 anni, seppur con i dovuti aggiornamenti.
Ilaria Berlingeri