Alla 14ma Festa del Cinema di Roma l’attesissima ultima fatica del maestro Italo-americano, dal 4 al 6 novembre in cinema selezionati e dal 27 novembre su Netflix
È un’epica saga sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra, ma anche il racconto di uno dei più grandi misteri irrisolti della storia americana il nuovo straordinario film di Martin Scorsese targato Netflix, presentato alla Festa del Cinema di Roma.
Un viaggio attraverso i segreti del crimine organizzato, che il regista conduce svelando i suoi meccanismi interni, le rivalità e le connessioni con la politica tradizionale.
Lo fa dal punto di vista di un veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran (Robert De Niro), imbroglione e sicario che ha lavorato al fianco di alcune delle figure più importanti del 20° secolo.
“Robert De Niro e io avevamo deciso di fare un altro film insieme dopo “Casinò” – racconta Martin Scorsese – cercavamo però il personaggio giusto. Lui ha ricevuto il libro a cui si ispira The Irishman, e ci ha entusiasmato il fatto che riguardasse lo stesso periodo di Goodfellas. Cercavamo, però, qualcosa di più di una saga criminale, volevamo andare più a fondo: per questo abbiamo scelto come punto di vista quello della vecchiaia e del tempo che passa, riflettendo sulla mortalità e la solitudine”.
Nel cast, oltre a De Niro, un altrettanto straordinario Al Pacino. “L’ho conosciuto nel 1970 presentatomi da Coppola, ma non avevamo mai girato insieme – dice Scorsese – È stato De Niro a proporlo per il ruolo di Jimmy Hoffa, la loro sintonia sullo schermo è evidente, sentono di star realizzando qualcosa di unico”.
Sulla sua apertura nei confronti del colosso streaming: “un film come questo richiede notevoli finanziamenti – afferma Scorsese – e Netflix mi ha dato la possibilità di realizzarlo lasciandomi libertà creativa totale. In più, il mio film sarà visibile molto più a lungo che in un’uscita in sala, mi è sembrato pertanto un buon accordo. Non importa come il film venga visto, ma che sia visto: senza Netflix questo film non avrebbe mai visto la luce”.
Alberto Leali