È un’opera piccola e coraggiosa ‘Maria per Roma’, debutto alla regia della trasteverina Karen Di Porto, che interpreta anche il ruolo della protagonista. È la storia di una donna che sogna di fare l’attrice, in una Roma che vive delle sue mille sfaccettature e contraddizioni. La macchina da presa pedina Maria durante i momenti che scandiscono una sua frenetica giornata tipo, in cui passa dal lavoro di key holder di splendidi e lussuosi palazzi a tentativi di affermarsi nel mondo artistico. Assieme a lei, l’onnipresente cagnolina che regala i momenti più leggeri e divertenti della pellicola. Ma è Roma, caotica, turistica e bellissima, l’altra fondamentale protagonista del film, e di cui la Di Porto dipinge l’umanità brulicante e variopinta. Peccato che punti un po’ troppo sulla caricatura dei personaggi, che non vengono mai ben approfonditi, e ritragga Roma in modo troppo convenzionale e mai realmente pregnante. Maria si perde nel confuso e spesso estenuante quotidiano romano; corre da una parte all’altra, instancabile, assieme alle sue speranze e illusioni. Ma Maria (e come lei la Di Porto) Roma non la abbandona, la ama e la giustifica pur nella sua distrazione e nella sua indifferenza. La Roma della crisi e delle velleità, delle feste e dei palazzi nobiliari, dello splendore e della decadenza. L’inesperienza della Di Porto dietro la macchina da presa si vede sopratutto in una regia ingenua e dilettantistica, che raramente si fa pregna di ciò che racconta, e in una recitazione di tutto il cast non proprio esaltante. Nonostante ciò, il film è permeato da una sincerità e una passione indubbie, accompagnate da una volontà non affatto disprezzabile di mettersi in gioco. E, nonostante l’ironia di molte sequenze, questa protagonista dall’incerto destino riesce a incutere anche una certa inquietudine in chi, nella sua situazione, per un motivo o per l’altro, si immedesima.
Alberto Leali