In Concorso per la Palma d’Oro alla 77ª edizione, arriva al cinema dal 23 maggio con Lucky Red
E’ un’operazione celebrativa e gustosamente bizzarra quella che il versatile Christophe Honoré fa con Marcello Mio, film dedicato al leggendario Mastroianni, di cui ricorre il centenario della nascita proprio quest’anno.
La cosa non ci sorprende, visto che il cinema di Honoré è da sempre libero, coraggioso e vivace, e per di più, stavolta, sposa la stravaganza di una figlia, Chiara Matroianni, che per riappropriarsi dell’immagine paterna è costretta ad assumerne l’icona.
Chiara sta provando una scena con il collega Fabrice Luchini, quando la regista Nicole Garcia le chiede di provare a rifarla mettendoci meno “Catherine” (Deneuve, la madre) e più “Marcello”.
La richiesta si staglia nella mente e nella psiche di Chiara, che da quel momento inizia a vedersi come suo padre, a portare i suoi vestiti di scena e ad andare in giro come un redivivo Marcello.
Se ciò scatenerà lo sconcerto della madre ed ex moglie dell’attore, della regista Garcia e dei due attori ed ex compagni di Chiara, Melvil Poupaud e Benjamin Biolay, felicissimo della svolta en travesti della protagonista sarà Fabrice Luchini, che finalmente potrà lavorare con quel Mastroianni che non ha mai conosciuto.
Nel mentre, Chiara s’invaghisce di un soldato britannico incontrato di notte sul ponte della Senna, in una rêverie che riecheggia Le notti bianche dostojevskiane, che il padre aveva girato con Visconti.
Lo sguardo di Chiara è sincero e commosso, in parte si aggrappa ai momenti privati, cercando Marcello nel vecchio appartamento dove vivevano quando lei era bambina, nei ricordi delle persone che lo hanno conosciuto e soprattutto in se stessa; in parte si affida alla necessità artistica di non dimenticare quel padre così famoso che adesso diventa un’icona da esorcizzare.
Ammantato di un’atmosfera trasognata e fantasmatica, Marcello Mio è un film originalissimo e profondamente immerso nell’immaginario cinematografico. Che si diverte un mondo a giocare con i suoi attori e le loro vere vite, come dimostrano gli irresistibili siparietti comici tra la Mastroianni e la madre Deneuve.
Un omaggio unico nel suo genere, così strambo, libero e divagante; un viaggio che ritorna sui luoghi, e rincontra i volti, del percorso cinematografico ed umano di Marcello, mettendo in scena una galleria di personaggi indimenticabili, tutti interpretati da Chiara, che vagano tra Parigi e Roma in cerca della loro identità.
E sono tutti uomini-simbolo delle interpretazioni più belle di Mastroianni, dall’indimenticabile Guido di 8 ½ al maturo Fred di Ginger e Fred, dal fragile e Bell’Antonio al Marcello Rubini del finale de La Dolce Vita.
Un’opera eccentrica eppure profondamente poetica, come molte delle scene che popolano un film giocoso, appassionato e stimolante. E che, attraverso Chiara Mastroianni e il suo straordinario lavoro mimetico, fissa il ruolo chiave del suo percorso artistico ed esistenziale, restituendoci, al contempo, la dimensione intima di un attore, Marcello, dai mille volti.
Alessandra Broglia