Non è un ritratto del celebre campione, ma del suo straordinario effetto sulla città e sulla gente di Napoli ‘Maradonapoli’ di Alessio Maria Federici. Con un montaggio rapidissimo e serrato che raccoglie tra innumerevoli stacchi un fitto numero di interviste alla gente delle più diverse classi sociali, Federici realizza un film agile e commosso, che dà voce a chi ancora adora quel dio pagano che ha contribuito, in un certo periodo storico, al riscatto di un Paese e di un popolo. Un omaggio sincero, che vuole entrare nel cuore di quel popolo e far emergere le ragioni profonde dell’ormai eterna storia d’amore fra un campione e la città che lo ha accolto. Ne deriva la fotografia vivida e appassionata di una Napoli che non rivive nelle immagini di repertorio, peraltro pochissime nei 75 minuti di durata, ma solo attraverso i ricordi pregni di emozione dei tifosi, che dopo circa 30 anni non hanno affatto dimenticato il loro mito, ma continuano anzi a tramandarlo alle nuove generazioni. E Federici riesce a trasmettere il pathos dei suoi intervistati, anche a chi tifoso non è, e a raccontare l’anima più popolare, scanzonata, bizzarra, anche più grottesca, di una Napoli capace sempre di rialzarsi e ricrearsi nonostante i gravissimi traumi subiti. E così Maradona è accostato al venerato San Gennaro: anch’egli una divinità da amare e soprattutto da conservare, non solo attraverso reliquie o cappelle votive, ma soprattutto attraverso il ricordo, vivido e indimenticabile. Maradonapoli ha soprattutto il pregio di permettere ai non napoletani di capire qualcosa in più di Napoli e del suo popolo. Non importa se Maradona si vede ben poco: bastano l’allegria, l’emozione e la nostalgia di racconti che sono anch’essi Storia. Nei cinema solo per 10 giorni.
Roberto Puntato