Nel cast anche Francesco Colella, Massimo Ranieri e Katia Ricciarelli. Dal 31 marzo distribuito da Adler Entertainment
Dopo il successo all’ultima edizione di Alice nella Città, esce al cinema, dal 31 marzo distribuito da Adler Entertainment, ‘Mancino naturale‘, commedia drammatica diretta da Salvatore Allocca, interpretata da Claudia Gerini, Francesco Colella, Massimo Ranieri, Alessio Perinelli e Katia Ricciarelli.
Il film, girato tra Roma, Latina e Vicenza, è sceneggiato dal regista con Emiliano Corapi, Massimo De Angelis e Simone Lenzi ed è prodotto da Daniele Esposito, Ruggero Agostinelli, Stella Rossa Savino, Samuel Chauvin per Emma Film srl e Promenades films sarls.
«Una commedia drammatica con al centro il viaggio di una donna, ossessionata da un sogno, e di un ragazzino che la segue e fa di tutto per essere all’altezza di quel proposito – dichiara il regista Salvatore Allocca – Un viaggio capace d’addentrarsi nella vita di una madre e un figlio rimasti soli, per arrivare, infine, al cuore della loro relazione».
La determinazione di una madre sola disposta ad andare oltre alle sue possibilità pur di dare a suo figlio una chance nello spietato mondo del calcio professionistico. Ma dietro a questo sogno c’è un conto aperto col passato che Isabella, proprio per il bene del figlio, sarà costretta a regolare.
“Pur essendo incentrato su una storia e su argomenti drammatici – sottolinea la produzione – Mancino Naturale è un film connotato da forti elementi umoristici, tipici della commedia romantica. Una mescolanza di dramma e commedia, che riflette la vita quotidiana di tutti i giorni. In Italia un bambino su cinque tra i 5 e i 16 anni gioca a calcio nel circuito della FIGC, sperando di diventare il nuovo Totti o Del Piero. A volte, ancor più che i ragazzi, sono i genitori i più accaniti perseguitori dell’obiettivo, e pur animati dalle migliori intenzioni, capita che perdano di vista i limiti di intervento nelle vite dei figli o che cadano vittime di ciarlatani e approfittatori. Infatti, solo uno su 5mila riesce a sfondare, lasciando gli altri 4999 rimarranno nell’anonimato. Il mondo del calcio giovanile diventa perciò una fabbrica di illusioni, costellato da personaggi la cui priorità non è sempre la tutela e la formazione dei bambini. Il film spazia tra temi umani e universali (relazioni familiari, amore, senso di colpa, redenzione) e temi più specifici come la passione per lo sport e le difficoltà economiche, mantenendo Il nucleo di tutto nella relazione madre-figlio”.
RECENSIONE a cura di Ilaria Berlingeri
E’ una bella sorpresa il film di Salvatore Allocca, che riesce nell’impresa di dare nuovo sapore ad una storia già portata molte volte sul grande e piccolo schermo.
Pur sfruttando tutti gli stilemi di un genere ben collaudato, Mancino Naturale riesce a fare la differenza, grazie soprattutto a un’efficace attualizzazione del soggetto e un’attrice come Claudia Gerini, straordinaria nei panni di una madre che proietta sul figlio dodicenne il suo desiderio di riscatto.
E’ infatti proprio il ritratto di Isabella, pronta a tutto per quello che ritiene essere il bene di Paolo, ma anche segnata dai sensi di colpa irrisolti che si porta dentro, a rendere il film un’esperienza emotiva coinvolgente.
Claudia Gerini fa emergere tutta la forza e specialmente tutte le fragilità del suo personaggio, in primis quel bisogno di affetto che da troppo tempo le manca e quell’accecamento che le impedisce di comprendere che suo figlio, oltre al calcio, ha anche altri bisogni.
Mancino Naturale ha, però, all’attivo un interessante e sfaccettato disegno di tutti i personaggi, da quelli principali a quelli secondari, interpretati da ottimi attori, tra cui spiccano il versatile Francesco Colella e il giovane esordiente Alessio Perinelli. Quest’ultimo, oltre ad essere il motore della vicenda, riesce a creare un’ottima chimica con gli interpreti adulti, portando sullo schermo un’empatica naturalezza.
Mancino Naturale, in sintesi, è un film sincero e appassionante, valido non solo come ritratto di una realtà di provincia in cui la speranza del riscatto sociale pare essere l’unica salvezza, ma anche come commedia umana in cui il calcio diviene metafora di vita.