Il regista di El Reino sforna un capolavoro intriso di emozione e turbamento. Alla protagonista Marta Nieto il premio per la migliore attrice a Orizzonti
Madre è il nuovo film firmato da Rodrigo Sorogoyen, presentato a Venezia 76 nella sezione Orizzonti, dove ha conquistato il premio per la migliore interpretazione femminile grazie alla protagonista Marta Nieto.
L’autore del bellissimo El Reino ci ha finora abituati a un cinema che turba e appassiona per stile e tematiche. Stavolta, però, ci troviamo di fronte al suo film più intimo, personale e maturo, nato dall’espansione dell’omonimo corto che lo ha posto all’attenzione della critica fruttandogli una nomination all’Oscar.
“Il corto è girato in piano sequenza ed ha la potenza di un thriller – racconta Sorogoyen -. Dopo “El Reino”, però, non volevo continuare con questo genere, ma realizzare un film più intimo, spiazzare lo spettatore proponendo il contrario di ciò che avrebbe immaginato vedendo il tesissimo incipit”.
È in quest’ultimo, infatti, che si concentra tutta la suspense di Madre, che “nasce dal non conoscere quello che sta succedendo, dal non avere alcun controllo sulla situazione, così da creare una frustrazione e un’ansia profonde”.
“E’ in questo luogo che voglio portare lo spettatore – prosegue Sorogoyen – per fargli sentire ciò che sente il personaggio“; poi, però, la vcenda e i toni cambiano radicalmente e Madre diventa la dolorosa storia di sopravvivenza di una donna che non riesce a rimarginare le proprie ferite.
Elena (Marta Nieto), giovane madre separata, perde il figlio di appena sei anni, abbandonato per negligenza dal padre su una spiaggia della costa francese. Dieci anni dopo, ritroviamo la donna lavorare in un bar sullo stesso tratto di costa, mente cerca con difficoltà di ricominciare con la sua vita. Tuttavia, l’incontro con il sedicenne Jean (Jules Porier), molto somigliante a suo figlio, la spingerà a cercare di compensare il suo strappo. Il loro rapporto, a metà tra seduzione e amicizia, procurerà molti problemi ad entrambi.
“Abbiamo lavorato molto dal punto di vista sonoro – dice Sorogoyen – Il mare, dal suono prepotente e quasi spaventoso dell’inizio, si converte a poco a poco in qualcosa di più mansueto. Con le riprese quadrangolari, poi, abbiamo reso Elena il più piccola possibile rispetto al vastità delle acque, per sottolinearne la profonda solitudine“.
Madre è un sensibile ed inedito ritratto di donna, ma anche l’analisi lucida e profonda di un’elaborazione del lutto: un’opera mirabilmente sospesa tra più generi, che ci entra dentro grazie al talento registico e di scrittura di Sorogoyen (coadiuvato da Isabel Peña) e alla straordinaria performance della protagonista Marta Nieto.
“Elena è una madre che ha vissuto una catastrofe e cerca di rialzarsi: si sente morta dentro, impossibilitata ad esprimere realmente ciò che prova e in uno stato di ambigua attesa – afferma la Nieto -. Finché nella sua vita non compare Jean, capace di risvegliare le sue emozioni. Per lei il ragazzo è luce, un magnete che la fa star meglio quando le sta vicino, come se comprendesse ciò che prova senza bisogno di parole. Il mio lavoro di preparazione è stato capire il luogo di desolazione e incertezza che vive qualcuno che ha perso un figlio. Ciò che il mio personaggio prova verso Yann è un amore strano, ma puro: lei vuole solo proteggerlo e prendersene cura. Visto da fuori, questo rapporto può far paura, perché desta fraintendimento e ambiguità“.
Roberto Puntato