Zhenya e Boris sono una coppia che ha deciso di separarsi. Entrambi hanno dei nuovi compagni e sono impazienti di voltare pagina, fiduciosi in un futuro più roseo. Nel frattempo, continuano le recriminazioni e i risentimenti; e poi c’è Alyosha, il loro figlio adolescente, che entrambi sentono come un peso e che un giorno scompare.
Dopo il potente Leviathan, vincitore a Cannes 2014, il regista russo Andrey Zvyagintesv torna a stupirci con Loveless, un agghiacciante dramma familiare che diviene incisiva denuncia di una società che ha perso ogni forma di umano sentire.
Zhenya e Boris, interpretati dai sublimi Maryana Spivak e Aleksey Rozin, sono troppo concentrati sulla costruzione delle loro nuove vite per ricordarsi che sono anche dei genitori; perché, in fondo, genitori non si sono mai sentiti e non hanno mai voluto esserlo. Alyosha, che in nessuna occasione ha ricevuto amore da parte loro, diventa adesso solo un problema da risolvere, un ostacolo alla realizzazione della loro nuova e desiderata felicità. La sua improvvisa scomparsa, che fa seguito a una scena domestica che mette i brividi, li costringe a fare i conti con i loro errori e con la responsabilità dei loro ruoli.
Le tematiche del film, di stampo bergmaniano, vengono trattate da Zvyagintesv con una lucidità e una durezza straordinarie e la descrizione dei protagonisti, due anaffettivi egoisti capaci solo di emozioni artificiali, è misurata, rigorosa, impietosa. Loveless, titolo che dice già tutto, analizza con distacco chirurgico e rarefatta freddezza uno spiazzante deserto dei sentimenti, raggiungendo picchi di intensità emotiva ben difficili da dimenticare. La macchina da presa del regista si muove con matematica precisione, immortalando ambienti, interni ed esterni, che si fanno specchio dei sentimenti sottesi alla narrazione.
La metafora messa in scena è quella di una Russia che non ama i propri figli e che li sacrifica sull’altare del proprio egoismo; un Paese immobile e distante, che vive sulle rovine del proprio passato e che è capace solo di perpetuare lo stesso piattume e la stessa indifferenza. L’ineluttabilità del destino e la sfiducia nel cambiamento umano e nelle istituzioni sono ancora centrali nel cinema di Zvyagintesv, ma stavolta le questioni politiche e religiose influiscono sulle azioni umane in modo più subdolo e invisibile rispetto a Leviathan, ma non per questo meno nefasto.
Loveless, Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes, è una vera e propria lezione di cinema, un film assolutamente da non perdere.
Roberto Puntato