Nel 1940, dopo le dimissioni di Neville Chamberlain, Winston Churchill, da pochi giorni Primo ministro della Gran Bretagna, deve affrontare la sua prova definitiva: decidere se negoziare un trattato di pace con la Germania nazista o continuare la guerra per la libertà della propria nazione. Quando le forze naziste iniziano a conquistare tutta l’Europa occidentale e la minaccia dell’invasione della Gran Bretagna diventa imminente, Churchill mobiliterà l’intera nazione per cambiare il corso della storia mondiale.
Lo diciamo senza mezzi termini: L’ora più buia è Gary Oldman! Dopo insigni nomi come Richard Burton, Albert Finney o Timothy Spall, tocca ora all’attore inglese, fresco vincitore del Golden Globe come migliore interprete maschile, immergersi nel corpo goffo, nella forza oratoria, nell’ironia, nel carisma e nella “vulcanicità” di Churchill, per donargli ogni singola sfumatura. I motivi che hanno spinto Oldman ad accettare il progetto sono palesi, visto che interpretare uno degli uomini politici britannici più importanti e controversi del Ventesimo secolo è una sfida invitante per qualsiasi attore di razza.
Joe Wright mette Oldman perennemente al centro del film, irriconoscibile e imponente, aderente in tutto e per tutto al Primo Ministro, dal fisico, al tono di voce, ad ogni singola espressione. Non c’è più confine tra l’interprete e il personaggio, l’immedesimazione è totale e non può che lasciare a bocca aperta.
Ma se Oldman è sicuramente il principale motivo per vedere L’ora più buia, non sfigurano nemmeno gli altri componenti del cast, appartenenti alla grande scuola degli interpreti britannici, a cominciare da Kristin Scott Thomas, nel ruolo di Clementine Hozier, moglie amorevole, intelligente e sostenitrice, e da Stephen Dillane, che interpreta il ministro degli esteri Lord Halifax.
L’ora più buia, girato principalmente negli austeri uffici della politica britannica e che poco e nulla mostra del conflitto bellico, è un film solido e ben confezionato, con una bella colonna sonora dell’italiano Dario Marianelli, una suggestiva fotografia del talentuoso Bruno Delbonnel e un finale, noto a tutti, che suscita grande emozione. Da vedere.
Roberto Puntato