Lisa Spinelli è una maestra d’asilo con una sconfinata passione per la poesia. Pur non essendo molto dotata, sa riconoscere il talento altrui e rimane folgorata da quello di uno dei suoi allievi, Jimmy, che recita distrattamente poesie davvero impressionanti. Decisa a proteggerlo da una società indifferente e incapace di apprezzare la bellezza dell’arte, la donna si spingerà oltre la sua professione.
E’ bellissimo e atipico Lontano da qui di Sara Colangelo, remake di un film israeliano del 2014, incentrato sul curioso rapporto che si instaura tra una maestra d’asilo e uno dei suoi piccoli allievi dotato di sorprendente talento poetico.
Anima pura e sensibile, capace di riconoscere la bellezza dell’arte in un mondo indifferente e superficiale, Lisa abbraccia la sua passione in modo così totalizzante e ossessivo da intraprendere una pericolosa crociata personale.
Eppure ciò che muove le sue azioni è ammirevole, il tentativo disperato di proteggere e portare alla luce la grandezza, il mistero e l’imprevedibilità del genio. Nulla scalfisce la sua convinzione di essere nel giusto, ma alla base c’è anche la voglia di riscatto di una donna senza talento che non ha nessuno con cui condividere l’amore per la bellezza e che sente di aver fallito il suo ruolo di madre ed educatrice.
E quel mondo in cui vive, indaffarato, distaccato e distratto, non può che respingerla e puntarle il dito contro per aver infranto le regole e superato i limiti della sua professione. La bravissima Maggie Gyllenhaal, in una delle sue prove più intense e sfaccettate, è fulcro pulsante di un film sulla solitudine della poesia e la sua assenza nella vita moderna.
La sceneggiatura è abilissima non solo nel delineare con precisione i suoi inquieti moti dell’animo, ma anche nel costruire un efficace crescendo di tensione che rende la pellicola estremamente coinvolgente. Come il talento e la poesia, Lontano da qui è dunque un film raro, prezioso, assolutamente da non perdere. Al cinema dal 13 dicembre con Officine Ubu.
Alberto Leali