In un futuro prossimo, il Giappone è infestato da un’improvvisa influenza canina. Per porre rimedio all’epidemia, il sindaco Kobayashi decide di spedire tutti i cani su un’isola/discarica, dove sono costretti a condizioni di vita miserabili. Il giovane Atari Kobayashi, figli adottivo del sindaco, decide, però, di partire per l’isola, per riprendersi il proprio cane Spots. Verrà aiutato da un simpatico branco di quadrupedi.
Ha aperto la 68esima edizione del Festival del Cinema di Berlino e ha conquistato l’Orso d’argento per la miglior regia L’isola dei cani, il nuovo, meraviglioso film d’animazione in stop-motion diretto da Wes Anderson.
Umorismo, azione, poesia si mescolano ancora una volta nel cinema di Anderson: e saranno soprattutto gli adulti a cogliere le molteplici sfumature e la profonda metafora che si celano dietro questa sua ultima fatica.
Una fiaba moderna, un discorso etico ed universale, un raffinato omaggio alla bellezza del cinema e della cultura giapponesi: è tutto questo, e molto altro, il nuovo film di Wes Anderson, pieno zeppo di invenzioni visive e linguistiche e dalla struttura stratificata e complessa.
“Chi siamo?”, “Cosa vogliamo diventare?” sembra chiederci Anderson in un’opera che utilizza l’animazione per parlare di repressione delle minoranze, di paura del “diverso”, di manipolazioni del potere, di giustificazione della violenza, di lotta per la sopravvivenza. Ma anche di incomprensione fra i popoli (ben resa dall’uso di due lingue diverse, il giapponese per gli umani, l’inglese per i cani) e di speranza in una possibile riconciliazione attraverso la tolleranza, e il cambiamento.
Inoltre, come sempre in Anderson, c’è molto divertimento, grazie ad un’ironia sottile, efficace e mai banale, che deriva soprattutto dalla caratterizzazione, più umana degli umani, degli irresistibili protagonisti canini.
Ogni inquadratura di L’isola dei cani, inoltre, sembra rifarsi alle famose xilografie giapponesi, in particolare ai disegni di Hokusai, del quale Anderson cita perfino la “Grande Onda”, ma anche al mondo degli anime e ai capolavori di Akira Kurosawa.
Ad accompagnarci in questo viaggio indimenticabile, c’è, nella versione originale, un cast straordinario, che presta la voce ai protagonisti a quattro zampe: Bryan Cranston, Edward Norton, Bill Murray, Jeff Goldblum, Scarlett Johansson, Tilda Swinton e Liev Schreiber.
Anche la colonna sonora di Alexandre Desplat, con i suoi ritmi scanditi dai tamburi giapponesi, è trascinante e in perfetta armonia con la vicenda narrata.
Un film unico, sorprendente, innovativo, che conferma lo smisurato estro espressivo dell’autore statunitense.
Alberto Leali