In piena Guerra di Secessione, nel profondo Sud, sette donne di diverse età che abitano un collegio femminile danno ricovero ad un soldato nordista ferito gravemente a una gamba. Dopo averlo curato e sfamato, le donne iniziano a provare attrazione per il bell’ospite, ognuna in maniera diversa. La tensione aumenterà quando, a causa del soldato, i rapporti tra loro inizieranno a scricchiolare.
Remake del singolare capolavoro di Don Siegel del 1971, “La notte brava del soldato Jonathan”, interpretato da Clint Eastwood, L’inganno, adattamento di un romanzo di Thomas Cullinan, non è una nuova incursione revisionista e innovativa della Storia, come accadeva per Marie Antoinette. La regista Sofia Coppola, piuttosto, rimane fedele per stile e atmosfere al film di Siegel, ma più che sulla figura maschile, volutamente stereotipata, concentra la sua analisi sulle reazioni in un microcosmo femminile, che rispecchia i diversi aspetti dell’essere donna.
Indaga, quindi, con grande cura di dettagli, gli sguardi, le posture, ogni piccolo gesto di queste donnine ben educate, che sotto la pelle covano pulsioni che la società del tempo non può loro riconoscere.
Come ne Le vergini suicide, anche qui si racconta di un gruppo di donne rinchiuse in un interno su uno sfondo storico preciso: là gli anni Settanta, qui la guerra civile, in un momento di transizione in cui il vecchio rifiuta di lasciare il passo al nuovo. Tornano, quindi, alcuni temi e topos cari alla Coppola, ancora una volta alle prese con figure femminili soffocate dalle prescrizioni sociali e inevitabilmente attraversate dall’inquietudine.
Il gruppo di donne de L’inganno, che sembra funzionare all’unisono grazie a una vita fortemente ritualizzata e scandita dai pasti, dalla preghiera e dalle lezioni, finisce per ritrovarsi diviso con il sopraggiungere del maschio, prima dolce e seducente, poi violento e arrogante, non essendo più in grado di esercitare quel senso di superiorità a cui è stato abituato e che vuole riprendersi con la forza.
Le donne capiscono, però, che, per la loro sopravvivenza, devono tornare ad essere unite e schierarsi contro quello che, sotto attraenti spoglie, è pur sempre un nemico.
Un thriller psicologico dallo stile sobrio e minimale, illuminato dalla bellissima fotografia di Philippe Le Sourd; un melodramma vibrante e tutto interiore, attraversato da un’ironia crudele, interpretato da un gruppo di attrici di talento, tra cui spiccano Nicole Kidman, Kirsten Dunst ed Elle Fanning.
Insomma, un adattamento sicuramente riuscito, che è valso alla Coppola il premio alla regia al 70mo Festival di Cannes. Eppure, chi ha amato il torbido e coraggioso capolavoro di Siegel, con quel mix sfacciato e ambiguo di erotismo, perversione e violenza, è inevitabile che guardi con occhi meno entusiasti questo film più elegante e pulitino.
Roberto Puntato