Ispirato al romanzo di Emmanuel Carrère, arriva al cinema dal 5 settembre con Vision Distribution
Ispirato al romanzo biografico di Emmanuel Carrère, Limonov ricostruisce le vicende del poeta e oppositore russo attraverso la storia di cinque suoi grandi amori in giro per il mondo.
Non era impresa facile questo Limonov, tanto più che il film ha subito un insolito passaggio di prese in carico. Inizialmente, infatti, a dirigerlo doveva essere Saverio Costanzo, poi la mano è passata a Pawel Pawlikowski, che ha scritto una sceneggiatura (con Ben Hopkins) utilizzata dal russo Kirill Serebrennikov, che infine l’ha diretto.
Le travagliate questioni produttive si sommano alla complessità di portare sullo schermo una personalità debordante e contraddittoria come quella di Limonov.
Se ci era riuscito miracolosamente Carrère nelle pagine di uno dei suoi romanzi più belli, non tutto fila liscio per Serebrennikov, che non riesce a condensare in 138’ di durata una figura umana e politica così magmatica.
Di Limonov, della sua personalità, e soprattutto della sua attività letteraria e politica, questo film dà solo degli accenni, ma è innegabile che il linguaggio cinematografico con cui lo fa sia singolare: visionario, eccessivo, roboante, estremo, pieno di variazioni, ellissi e inversioni.
Dal canto suo, Ben Winshaw, attore dal versatile talento, ce la mette tutta per afferrare almeno un briciolo dell’inquietudine e dell’anima di un uomo e un artista tormentato, insaziabile, sempre portato alla rottura.
Il risultato complessivo, però, è irrisolto, confuso, sovraccarico, eppure incapace di cogliere tutta la complessità del suo protagonista.
Serebrennikov ne sottolinea il vitalismo esasperato, il ribellismo incontrollabile, la sregolatezza e l’anarchia, la voglia di provocare ad ogni costo e di rompere gli schemi.
Il film procede incessante e stordente, proprio come quella inarrestabile voglia del suo protagonista di seguire l’istinto, la distrazione, la suggestione momentanea e fugace.
Ne deriva una ballata punk e ipercinetica, disperata e appassionata, contraddittoria e fascinosa. Ma che in pochi forse saranno in grado di apprezzare.
Ilaria Berlingeri