Sabato 20 (ore 21) e domenica 21 gennaio (ore 18) al Teatro del Lido di Ostia approda il filosofo buffone dall’animo ribelle, Leo Bassi, clown militante, metropolitano, da anni sulle platee di tutto il mondo, porta in scena attualità, veemenza, pungente sarcasmo
Sabato 20 (ore 21) e domenica 21 gennaio (ore 18) al Teatro del Lido di Ostia la scena sarà tutta nelle mani dell’imprevedibile, geniale, dissacrante, divertentissimo Leo Bassi, vero mito della clownerie mondiale, con UTOPIA. Spettacolo con cui l’artista giramondo e poliglotta (parla otto lingue) si scaglia contro il potere costituito e la finanza mondiale, anticipando la crisi del modello neo-liberista e delle ideologie, smascherate attraverso la forza e la poesia del clown.
Il quotidiano El Pais ha definito lo spettacolo “la speranza come soluzione alla crisi”. In poco più di un’ora di spettacolo Leo Bassi cuce insieme attualità, veemenza, pungente sarcasmo; una clownerie che tiene conto di chi è quest’artista oggi, dopo anni di frizzante carriera, e di che cosa può essere in grado di fare l’artista di circo in un mondo che ha bisogno di ridere ma anche di aprire gli occhi e di prendere consapevolezza. «L’utopia del titolo è uno stato mentale in un mondo che non dà più spazio alla poesia, la vera rivoluzione è tornare a far parlare la poesia – come ha affermato lo stesso Leo Bassi in un’intervista – per questo, recuperando la tradizione circense della mia famiglia dalla quale mi sono tenuto lontano per anni, ho ritrovato il clown bianco, che è poi il clown romantico per eccellenza, una figura lunare che nasce nel XIX secolo, lo stesso che ha partorito le grandi utopie progressiste. Credo sia necessario ripartire da qui».
Il più anarchico dei giullari contemporanei, che ama definirsi “un don Chisciotte che tenta di cambiare il mondo a suon di cazzate”, continua a girare il mondo con questo spettacolo che ha debuttato nel 2009, «in un’epoca in cui tutto si baratta, i sentimenti sono in vendita e l’amore è solo pornografia, la trasgressione più autentica è quella dell’immaginazione e dell’emozione […] I miei spettacoli nascono sempre da ragioni politiche. Se non fosse così non farebbero ridere. Quando vado in scena mi assumo una responsabilità verso chi viene a vedermi, divento specchio dei loro problemi, me ne preoccupo e così mi scopro più coraggioso di quanto pensassi».
Erede di una stirpe di pagliacci che ha trasformato la risata in un’arma per il cambiamento, tra gli innovatori del linguaggio circense del dopoguerra, Leo Bassi è considerato un gigante mondiale dello spettacolo e della provocazione, una sintesi tra Benigni, Grillo e Dario Fo.
Da sempre impegnato nella difesa del laicismo e riconosciuto come l’ispiratore del movimento spagnolo degli “Indignados”, discendente da una famiglia circense fondata 150 anni fa in Italia da un ex-garibaldino, dopo una carriera di acrobata nei più grandi music-hall del pianeta (è cresciuto tra le braccia di Louis Armstrong e Groucho Marx), diventa uno dei più grandi giocolieri del mondo. Negli anni ’70 lascia i successi del circo per portare la propria arte in strada e legarla ai valori della società, diventando uno degli inventori del “nouveau cirque”. Crea spettacoli basati sulla provocazione-agitazione, sul nonsense, sugli eccessi, rompendo generi e collocandosi in una zona franca tra il comico, l’arte circense, l’agitazione sociale e il teatro. Parla otto lingue, riceve montagne di querele, si è trovato una bomba in camerino da parte dei movimenti integralisti e non si ferma davanti a niente.
Zerkalo Spettacolo