La città lego di Ninjago viene ripetutamente attaccata dal temibile Lord Garmadon, fermato ogni volta da sei giovani e misteriosi Ninja. Tra di loro c’è Lloyd (il Ninja Verde), figlio di Garmadon, escluso, per questa ragione, da tutti i suoi compagni di scuola. Garmadon, però, non sa che il Ninja Verde è in realtà quel bimbo che non vede da quando era ancora in fasce. Ma un figlio può fare a meno di suo padre, e viceversa?
Dopo Lego Movie e Lego Batman, il Lego Universe della Warner Bros., portato in vita dalla Animal Logic, si arricchisce di un terzo riuscito capitolo che non mancherà, anche stavolta, di divertire grandi e piccini. Alla regia c’è Charlie Bean, al suo debutto cinematografico dopo la serie Tron Uprising, che realizza uno scatenato pastiche di cinecomic, film di arti marziali, action, farsa, parodia, surrealismo, comicità, film famigliare.
Meno divertente e originale del precedente Lego Batman, Lego Ninjago è, però, un film libero, folle, pimpante, ipercinetico. Visivamente notevole, forse anche più dei due precedenti capitoli, Lego Ninjago ha i suoi indubbi punti di forza nelle fascinose ambientazioni orientali, nel sorprendente “mix” di CGI e stop-motion e nell’uso incisivo delle musiche. Ma da non sottovalutare è anche la sceneggiatura, che seppur non originalissima, si apre a tematiche e a riflessioni non banali sul rapporto genitori-figli (la difficoltà di ricoprire i rispettivi ruoli, l’incapacità di assumersi responsabilità, l’egoismo e l’assenza genitoriale, il valore del sacrificio e del perdono, la necessità di fare i conti col passato nel proprio percorso di crescita…).
Un film che spinge a cercare la forza dentro di sé, ma anche a sbagliare e a riparare, ad amare e a perdonare, a crescere e a cambiare.
Intrattenimento spensierato di qualità, che azzarda soluzioni narrative adorabilmente deliranti (vedasi il “temibile” mostro-gatto) o sequenze in live action in stile 80’s (con Jackie Chan maestro di saggezza). Ma anche una storia piena di valori positivi universali, che lo rendono perfetto per i ragazzi.
Alberto Leali