Film di apertura del Bif&st 2025, arriva al cinema il 27 marzo con Vision Distribution
Le Assaggiatrici di Silvio Soldini è un film che affronta un aspetto poco noto della Seconda Guerra Mondiale, quello della “Tana del lupo”, il quartier generale di Hitler, e delle giovani donne costrette ad assaporare i suoi pasti per evitare che venissero avvelenati. Tratto dall’omonimo romanzo di Rosella Postorino, il film si concentra sulle dinamiche interpersonali all’interno di un gruppo di assaggiatrici e sulle contraddizioni che nascono quando la vita quotidiana si fonde con il terrore della morte imminente.
Soldini, al suo primo film d’epoca, esplora la guerra non tanto come uno sfondo bellico, ma come una presenza oscura che grava sui personaggi, delineando un racconto che resta ancorato alla realtà storica pur lasciando spazio alle storie individuali. L’ambientazione è il 1943, e l’introspezione emotiva di Rosa, interpretata da Elisa Schlott, è al centro di un film che scava nelle sfumature più intime di un contesto di paura, speranza e ambiguità.
La regia di Soldini dimostra una grande attenzione per i dettagli, riuscendo a creare una tensione palpabile nonostante la staticità delle ambientazioni. Con il passare delle stagioni, che modificano l’aspetto del paesaggio e dei volti dei personaggi, Le Assaggiatrici si configura come un’indagine psicologica sulle donne costrette a un gioco di sopravvivenza, tra solidarietà e rivalità. Il film è capace di portare lo spettatore all’interno di un mondo in cui la guerra è tangibile solo tramite il rumore lontano di bombe e aerei, ma in cui ogni piccolo gesto quotidiano può significare vita o morte.
La forza di Le Assaggiatrici risiede nel modo in cui esplora la tensione tra il bisogno di sopravvivere e la lotta contro la propria coscienza. Tra le assaggiatrici, alcune credono sinceramente nel Führer, altre si scontrano con i propri sentimenti e contraddizioni. Rosa, come protagonista, è costretta a confrontarsi con il peso del tradimento e della complicità, non solo nella sua decisione di accettare il ruolo che le è stato assegnato, ma anche nelle relazioni che instaura con le altre donne e con il tenente delle SS Ziegler (Max Riemelt), con cui intraprende una relazione segreta.
Il film non si limita a raccontare la storia di un gruppo di donne che vivono nell’ombra di un regime spietato, ma ci invita a riflettere sulla fragilità dei legami umani e sulla capacità di adattamento in tempi di oppressione. Le difficoltà esistenziali di Rosa e delle altre donne emergono come simbolo di un’umanità perduta, in bilico tra la sopravvivenza e la perdita dell’identità, in un contesto che pare ridurre ogni scelta a un mero calcolo di vita o morte.
Silvio Soldini, pur affrontando il suo primo film storico, riesce a mantenere la sua impronta cinematografica, ricercando con delicatezza la complessità dei suoi personaggi. La ricostruzione del periodo bellico è minuziosa e accurata, evitando il rischio di cadere nel troppo didascalico o nell’ideologico. Il film si concentra sulla dimensione umana, sulla fragilità e sulla solitudine delle protagoniste, mostrando come l’oppressione possa essere vissuta in modi diversi, a seconda del punto di vista.
In definitiva, Le Assaggiatrici è un film che non solo racconta una storia dimenticata, ma interroga il presente, riflettendo su temi universali come la complicità, la resistenza e la capacità di amore anche in tempi di guerra. Nonostante l’ambientazione storica, il film mantiene una straordinaria attualità, ricordandoci che le cicatrici del passato sono difficili da cancellare, e che ogni guerra è anche una guerra interiore.
Ilaria Berlingeri