In occasione dei 20 anni del figlio Lorenzo, Viola, divorziata da Davide e legata al nuovo amore Nikos, decide di riunire tutti i membri della sua famiglia, composta da sorelle, mariti, ex mariti, padri, patrigni, figli, figliastri, cugini acquisiti… Ma ben presto la situazione sfugge di mano. È ancora la famiglia allargata al centro dell’interesse di Simona Izzo, che torna dietro la macchina da presa a dirigere un cast variegato e bizzarro, alle prese con la classica commedia incentrata sulla tragicomica resa dei conti di una famiglia borghese. Tutta la vicenda si svolge in un’unica giornata, in occasione di una temuta quanto voluta festa di famiglia, che è da sempre l’occasione perfetta per far emergere amori, rancori, conflitti, incomprensioni, insicurezze e ossessioni. Il messaggio è chiaro: la famiglia è il luogo in cui spesso viene fuori il peggio di noi, ma separarvisi è impossibile, perché l’amore che lega i suoi componenti resta in fondo immutato. E se è vero che è difficile confrontarsi con un passato familiare che ci ha fatto soffrire e da cui sarebbe più facile scappare, è altresì fondamentale riscoprire il valore dell’unione e dell’affetto, capace di superare anche il peggiore dei drammi. Simona Izzo imbastisce il suo impazzito circo di personaggi fragili e nevrotici, non lontani da quelli dei suoi ‘Maniaci sentimentali’ e ‘Camere da letto’, chiudendoli all’interno della sua villa di via della Pisana a Roma. Riempie così il film di evidenti riferimenti autobiografici che fanno subito comprendere il profondo amore che nutre verso i suoi personaggi e verso ciò che racconta. Personaggi con tante cicatrici, ma ancora capaci di credere nell’amore e di aprirsi al futuro. La commedia è isterica e irriverente, come i suoi personaggi, che entrano in scena con tutto il loro ingombrante carico di rancori, convinti di poter addossare ad altri membri del parentado il peso della loro insoddisfazione e della loro frustrazione. Il principale difetto di ‘Lasciami per sempre’ è però nella sceneggiatura, che pare spesso raffazzonata e improvvisata, quasi scritta in itinere, come se non ci fosse stato il tempo per una più accurata revisione. Ne deriva così un film sgangherato, oltre che troppo lungo, che si dispiega in un crescendo di situazioni sempre più estremizzate, che però giungono presto a saturazione. In più c’è un accumulo di sequenze spesso al limite del ridicolo oppure già viste e riviste in tante commedie di argomento analogo. Anche i dialoghi non brillano per particolare acume o novità, ma tendono per lo più alla battuta grossolana o ad isterici ed esasperanti scambi di urla, botte e pianti. Certo, nulla di peggio rispetto a ciò che di solito, e sempre più spesso, vediamo sugli schermi, piccoli e grandi, del nostro Paese, ma è un vero peccato non aver utilizzato un buono e assortito cast per una storia costruita con maggiore cura e profondità. Tra gli interpreti, spicca, su tutti, il sensibile Max Gazzé nel ruolo di Nikos, una bella sorpresa che ci piacerebbe presto rivedere in questa nuova veste attoriale.
Alberto Leali