Julian Schnabel è uno dei pittori più celebri della scena newyorkese, noto per le sue tele di dimensioni maestose o per opere ottenute dalla commistione di tecniche e materiali diversi come i famosi plate paintings. Un autore controverso, parimenti amato e odiato, dal carattere rude, ma dal talento vitale e anticonformista, che ha esteso anche all’ambito cinematografico, tramite opere di valore come Basquiat, Prima che sia notte e Lo scafandro e la farfalla.
Pappi Corsicato, l’Almodovar di casa nostra, che all’artista è legato da un’amicizia decennale, sceglie di raccontarne la vita, la carriera e, cosa non facile, l’intimità. Ne deriva il ritratto, riuscito e sfaccettato, di un uomo che non ha mai scisso l’arte dalla vita e che ha dedicato tutta la propria energia alla creatività, rendendo partecipi delle sue opere anche i componenti della sua numerosissima famiglia.
Archivi privati tra video e immagini, spezzoni di suoi film, testimonianze di familiari e amici, tra cui nomi insigni come Al Pacino, Mary Boone, Bono Vox, Willem Dafoe e Laurie Anderson; scene di vita privata nelle dimore di Montauk e di Palazzo Chupi, o in vacanza con familiari e amici, o ancora mentre dipinge tele gigantesche o è intento ad allestire una mostra itinerante. Tutto ciò, rende il film di Corsicato prezioso e intimo, fascinoso e rivelatore: l’occasione giusta per scoprire o approfondire uno dei più influenti ed eclettici artisti contemporanei viventi.
“Negli anni ’80 vivevo a New York e conoscevo Julian solo come artista – afferma Pappi Corsicato, incontrato alla presentazione romana del film – 15 anni dopo, l’ho conosciuto personalmente tramite un amico artista in comune. Avevo già visto “Basquiat” e “Prima che sia notte” e mi avevano colpito molto; anche a lui piacevano i miei film. Siamo diventati amici e mi ha trascinato nel suo mondo, ma non è stato facile, perché Julian è una persona scostante e aggressiva, ma anche molto sensibile e profonda (non a caso ha realizzato un film come Lo scafandro e la farfalla). Per alcuni aspetti, mi ricorda Lucio Dalla: devi entrare nel suo mood, nella sua natura, e allora ti si dà anima e corpo”.
Un progetto lungo e più volte rimandato, quello che ha visto coinvolti Schnabel e il regista napoletano, che si è trovato tra le mani una mole immensa di materiale. “Ho intervistato così tante persone che poteva nascerne una serie – prosegue il regista – Ma volevo cercare una linea emotiva più che didattica, per raccontare il personaggio. E’ stata un’esperienza e ne è venuta fuori una storia cinematografica tout court e non più un documentario. Anche il modo di girare non è stato affatto sistematico, ma molto più libero e sperimentale. Julian ha visto il film in premontato: ero terrorizzato dal fatto che potesse non piacergli, e invece l’ha amato molto“.
Pappi Corsicato, d’altronde, non è nuovo a documentari sul mondo dell’arte, ma con L’arte viva di Julian Schnabel l’esperienza è stata molto diversa. “Ho fatto altri documentari su artisti, alcuni su commissione. Questo invece nasce da una mia volontà, e con una persona a cui dover dar conto. Non nego che l’arte di Julian l’ho capita molto di più dai suoi film che dalla sua pittura, e ciò perché tutto nella sua vita è arte, e il cinema riflette pienamente la sua pittura. Julian è in ogni storia che racconta, soprattutto nei suoi film. Di tutti gli artisti conosciuti, lui è una vera forza della natura, è un tutt’uno col suo lavoro, che non scinde mai dalla sfera privata. E’ stato molto odiato e criticato, ma ci insegna che per essere un artista bisogna essere concentrato su ciò che fai, avere una grande forza di volontà e una enorme dedizione“.
L’arte viva di Julian Schnabel sarà in sala come film evento grazie a Nexo Digital il 12 e 13 dicembre.
Alberto Leali