Drammaturgia, regia spettacolo e video di Anna Di Francisca, protagoniste Laura Curino e Lucia Vasini. Dal 22 al 27 febbraio 2022
Nel centenario della nascita di Nuto Revelli un omaggio alle indimenticabili donne di cui l’autore ha raccolto le testimonianze.
In prima persona le voci di donne che sono state l’anello forte della nostra società. Ruvide, ironiche, taglienti, esse si raccontano senza mai indulgere a compatirsi, anzi, cercano sempre l’aspetto divertente e paradossale delle loro vicende.
La tenerezza viene mascherata con pudore e quando emerge commuove. La gioia, quando c’è, è assoluta. Nasce dalla fatica estrema e dalla necessità di combatterla con un’allegria esilarante.
Dopo ore e ore di fabbrica non si rinuncia alla balera. Stremate dal lavoro, si canta. Alcune sono donne che si adeguano per forza alle ingiustizie della loro condizione, ma non stanno zitte e le denunciano ad alta voce. Altre si ribellano e scelgono la libertà anche se significa scandalo.
L’anello, interpretato qui come segno di femminilità assoluta, lega la memoria di quelle che hanno lavorato nelle campagne e poi affrontato la rivoluzione dell’industria, muovendosi tra il desiderio di autonomia e libertà, gli impedimenti culturali e famigliari e il desiderio di garantire futuro a sé stesse e ai loro figli. Storie struggenti e buffe, storie di soprusi ed emancipazione, raccolte in un Piemonte che irreversibilmente sta cambiando.
Anna Di Francisca, autrice e regista cinematografica e televisiva, ha realizzato un testo che, partendo dalla selezione delle storie, racconta gli aspetti della condizione femminile oggi ancora
attuali, come la ricerca di lavoro, tra la campagna e la fabbrica, in concorrenza agli uomini, la responsabilità dei rapporti familiari, la crescita dei figli.
“Il nostro desiderio, insieme con gli eredi dell’autore, è quello di far vivere la figura di Nuto Revelli come giornalista di inchiesta ante litteram, dopo 15 anni dalla sua morte e nello stesso tempo raccontare la cultura del dopoguerra in Piemonte, regione che da sempre è terra di accoglienza di ondata migratorie.
Queste comunità hanno accolto prima le donne che dal sud Italia venivano a sposarsi con i contadini piemontesi, poi gli emigranti dal meridione verso le fabbriche del nord ed oggi la terza onda, quella extracomunitaria.
Lo spettacolo utilizzerà musiche originali, documenti originali, fotografie, filmati originali e filmati realizzati appositamente. A tale scopo si è definito il disegno di una scena che comprenda i diversi linguaggi, mettendoli in risalto, senza appesantire lo spazio”.