Dal 27 al 28 gennaio diretta e interpretata da Piero Di Blasio
LA SIGNORINA PAPILLON è una delle commedie più divertenti del geniale e prolifico Stefano Benni.
Diretto da Piero Di Blasio, lo spettacolo, in scena all Sala Umberto il 27 e 28 gennaio, vede protagonisti VALERIA MONETTI, LUDOVICA DI DONATO, MAURO CONTE e PIERO DI BLASIO.
Ambientata nella Parigi Bohemienne e libertina di fine ‘800, come per tutte le opere del poeta / scrittore Benni, anche ne “La signorina Papillon” vivono e convivono citazioni al mondo moderno, parallelismi con la nostra cultura dilagante e sociopatica e continui rimandi al mondo politico-sociale italiano.
Se si pensa che quest’opera ha più di trent’anni e mantiene intatta la sua natura comica e dissacratoria, non si può non incoronare Stefano Benni come il padre più fortunato della critica elegante e pungente del teatro italiano.
Ogni riferimento non è mai casuale. Ogni parola ha un peso nello spazio e nel tempo. Ogni personaggio ha in sé pregi e difetti dell’odierna società. Eppure, si riesce a ridere per più di un’ora. Come è possibile? È possibile perché “La signorina Papillon” è universalmente considerato un capolavoro. Non a caso è la commedia più rappresentata in Italia.
Il sottotitolo racconta ancora di più il tono e il tenore dello spettacolo: commedia scostumata per attori in costume. È scostumata perché rompe il “costume” della società e ne rivela, attraverso le vesti, le più becere aspirazioni mostrando, nel contempo, le deboli e molli carni dell’essere umano, pavido e avido per sua stessa natura. È in costume perché la storia lo richiede. Proprio per questo sono stati confezionati su misura quattro meravigliosi abiti di scena disegnati dalla poliedrica Francesca Grossi che, dopo aver vestito illustri personaggi come Lorella Cuccarini, Gianluca Guidi, Enzo Garinei, Francesco Pannofino, Giovanni Scifoni e tanti altri, ha realizzato quattro abiti fedeli all’epoca e con quel pizzico di modernità e divertimento che ben si sposano con la storia magica e esilarante di Benni.
Fulcro del racconto sono, ovviamente, i quattro personaggi protagonisti… tutti molto diversi tra loro.
La pura e ingenua Rose, collezionista di farfalle e ammiratrice di rose di ogni forma e colore vive nella sua casa in campagna alle porte di Parigi, lontana dal frastuono e dalla corruzione della città, un mondo che non le appartiene.
La cara amica Marie Luise, donna lussuriosa parigina. Amante di tutti quelli che contano, ma sola e sciocca.
Il poeta Millet, scribacchino bohemienne redento che crede che ricchezza e fama contino più di ogni altra cosa e che la poesia debba asservirsi ad essi. Pedante e logorroico emblema del mondo dell’arte ego riferita e fine a se stessa.
E il comandante della loggia Armand, essere spregevole devoto alla violenza e al comando, sanguinario e attacca brighe conosce solo il valore dell’onore e delle armi. Un uomo cattivo, ma stupido come la migliore cattiveria insegna.
Tutti e tre hanno un compito: corrompere Rose e ingabbiarla nel mondo moderno… per poi ucciderla e rubarle villa in campagna e cane. Riusciranno nella loro impresa?
Tutto si svolgerà secondo i goffi piani criminali dei tre corruttori o era tutto un sogno?
Non resta che venire a vedere per scoprire il finale, anche se forse è meglio pensare di sognare… dai sogni possiamo svegliarci, dalla realtà si può solo fuggire e, magari, rifugiarsi in rose colorate e in libere e svolazzanti farfalle.