Polonia. Mina è una giovane donna di origine ebrea che cresce da sola il suo unico figlio Romain. Forte e tenace, Mina sogna il figlio ambasciatore e grande romanziere, fermamente convinta che il ragazzo sia promesso a un destino fuori dal comune. Con l’arrivo dell’antisemitismo, madre e figlio lasciano la Polonia per trasferirsi nel sud della Francia. Tra andate e ritorni, separazioni e promesse, lettere e carezze, Romain diventerà tutto quello che Nina aveva sognato per lui.
Il bellissimo romanzo autobiografico di Romain Gary, nato Kacew, segue le vicende dello scrittore dall’infanzia in Polonia fino al trasferimento nel suo Paese di adozione, quella Francia tanto amata dalla madre Mina, tra le cui fila combatterà durante la seconda guerra mondiale.
La promessa dell’alba è soprattutto la storia di un amour fou. Un amore debordante, incondizionato, ossessivo, fusionale. Ma anche la storia di un uomo che ha deciso di fare della propria vita un’opera d’arte, rendendo giustizia a chi lo ha amato e spinto a diventare qualcuno.
Il film di Éric Barbier, che sceglie di portare sullo schermo uno dei più straordinari tributi mai scritti da un uomo a sua madre, è soprattutto il ritratto vivido e appassionato di una donna combattiva e romanzesca e di un figlio che farà di tutto per realizzare i suoi sogni. Charlotte Gainsbourg regala ancora una volta una prova attoriale straordinaria e il suo personaggio emana una forza e un’energia febbrile che non potevano essere meglio rappresentate sullo schermo; bravo anche Pierre Niney in un ruolo non facile e ricchissimo di sfumature.
Sono loro i due principali punti di forza di un film ambizioso e rischiosissimo, non solo per la necessità di gestire una materia così ampia, ma per la difficoltà di trasporre un romanzo così squisitamente letterario come quello di Gary.
Il regista e sceneggiatore Éric Barbier sceglie di narrare la storia come un lungo flashback, immaginando Gary che scrive La promessa dell’alba mentre è in Messico con la prima moglie e, in preda a una crisi di ipocondria, si fa accompagnare in ospedale. Durante il viaggio e la notte del ricovero, la donna lo legge, si commuove e incoraggia il marito a continuare: in questo modo, la storia scorre sotto i suoi e i nostri occhi, in ordine cronologico e cinematograficamente lineare.
Chi ha amato il romanzo, sa quanto deve essere stato difficile decidere cosa togliere a un racconto così ricco ed intenso: Barbier sceglie di privilegiare l’inedito rapporto tra madre e figlio, che diventa, infatti, il fulcro pulsante della pellicola.
Il dramma del libro, inoltre, è puntualmente alleggerito dall’ironia, così da mettere efficacemente in scena quell’alternanza tra tragedia e commedia, lacrime e tenerezza, gioia e disperazione che è propria della vita.
Pur sfruttando bene il considerevole budget a disposizione, La promessa dell’alba non punta tanto su eclatanti pretese stilistiche, quanto sul racconto dei personaggi e sui loro moti emotivi, riuscendo a coinvolgere ed emozionare. Nelle sale italiane dal 14 marzo distribuito da I Wonder Pictures.
Alberto Leali