Presentato nella sezione Orizzonti della 75esima Mostra del Cinema di Venezia, La profezia dell’armadillo è tratto dall’omonima graphic novel di Zerocalcare, che ne firma anche la sceneggiatura. Il film, diretto da Emanuele Scaringi e con protagonisti Simone Liberati, Pietro Castellitto e Valerio Aprea, arriva in sala il 13 settembre con Fandango
La profezia dell’armadillo segue le giornate di Zero (Simone Liberati), disegnatore ventisettenne della periferia romana (Rebibbia), che per mantenersi si divide tra ripetizioni di francese e il cronometraggio delle file ai check-in degli aeroporti. In attesa di un colloquio per uno studio grafico, viene a conoscenza che Camille, una vecchia compagna di scuola a cui non si è mai dichiarato, è morta.
C’era molta attesa (e non poca preoccupazione) per il film diretto dall’esordiente Emanuele Scaringi, La profezia dell’armadillo, omonima trasposizione della graphic novel di Zerocalcare, nonché vero e proprio manifesto della sua poetica.
Con questo lavoro, infatti, Zerocalcare è stato capace, come pochi altri suoi contemporanei, di rappresentare una generazione smarrita e precaria, delusa e frustrata, attraversando le tematiche dell’incomunicabilità, dell’elaborazione del lutto, dell’assenza di certezze e prospettive future.
Basandosi su una sceneggiatura dello stesso Zerocalcare, insieme ad Oscar Glioti, Valerio Mastandrea (che inizialmente avrebbe dovuto esserne il regista) e Johnny Palomba, Emanuele Scaringi raccoglie la sfida di adattarne (e rispettarne) lo spirito per una narrazione cinematografica.
L’aspetto sicuramente più riuscito della trasposizione filmica è la scelta del cast, in primis di Simone Liberati, già apprezzato in Cuori puri, nei panni di Zero, e di Pietro Castellitto in quelli di Secco: una coppia affiatata e convincente che dà solidità alla componente del buddy movie.
Riuscita anche la non semplice caratterizzazione dell’armadillo, coscienza sporca di Zero nelle fasi di crescita, interpretato da un bravo Valerio Aprea rinchiuso in un costume low profile: sicuramente apprezzabile la scelta di escludere soluzioni più tecnologiche e quindi meno in linea con lo stile della pellicola.
Ma La profezia dell’armadillo è soprattutto la storia dell’elaborazione di un lutto e al contempo di una generazione ferita dai fatti della scuola Diaz avvenuti durante lo svolgimento del G8 di Genova nel 2001. Ed è su questo aspetto che il film di Scaringi convince di meno, a causa di soluzioni di sceneggiatura non sempre all’altezza.
Diversi sono però i momenti divertenti (l’incontro con Adriano Panatta su tutti), efficaci e freschi i dialoghi, buono il mix tra comicità e malinconia. Certo, è inevitabile che i fan di Zerocalcare si scaglieranno contro la trasposizione di Scaringi: nonostante l’estrema fedeltà del film, infatti, il linguaggio della graphic novel e quello del cinema non sempre trovano un punto di incontro, ma considerando la difficoltà dell’operazione, il risultato è tutto sommato positivo.
Alberto Leali