Presentato all’Institut Français – Centre Saint-Louis il cortometraggio “La prochaine fois” di Clémence de Rouvray sul tema dell’incomunicabilità nelle relazioni umane
“La prochaine fois” è il titolo del cortometraggio diretto da Clémence de Rouvray e interpretato da Maria Stella Milani, Samson-Raphaël Bensaid, Diong Keba-Tabu ed Elsa Revcolevschi, presentato all’Institut Français – Centre Saint-Louis di Roma alla presenza della regista, dell’attrice italiana e della produttrice Valentine Gaffinel della Cobalt Production.
Un’opera che in pochi minuti ha il coraggio di analizzare tematiche complesse e attualissime come l’incomunicabilità nelle relazioni umane e i rischi del sovrautilizzo dei media.
Il film racconta di quattro amici che, durante una gita al lago, perdono in acqua i propri cellulari, ritrovandosi nel silenzio di una casa di campagna, smarriti e incapaci di reagire.
“La prochaine fois” è diretto con raffinatezza dalla giovane regista francese e interpretato incisivamente da un gruppo di promettenti attori, tra cui spicca la romana Maria Stella Milani, che ha anche firmato la sceneggiatura con la de Rouvray.
Il corto s’interroga sulla solitudine, sul vuoto e la mancanza, sullo scarto fra vita reale e immaginaria, sull’ansia di interconnessione costante e globale, sulla possibilità di una vita straordinaria anche laddove regni l’ordinario.
Il nostro tempo è caratterizzato da innumerevoli sistemi di comunicazione che abbiamo imparato abilmente ad usare, ma allo stesso tempo le nostre capacità di comunicare sono drasticamente diminuite.
Sempre più difficile è, infatti, stabilire un rapporto vitale di conoscenza con noi stessi e con gli altri, preferendo isolarci in una comfort zone virtuale che inorgoglisce l’ego e soddisfa il desiderio di popolarità.
“La prochaine fois” racconta, così, i giovani di oggi alle prese con la connessione virtuale e la disconessione dal mondo naturale, sottolineata dalla bellezza solare di un paesaggio campestre che i protagonisti guardano ormai con distanza, impossibilitati a renderlo parte delle loro stories.
Un’opera che si nutre del miglior cinema d’autore e che ha persino il coraggio di azzardare soluzioni narrative “impopolari” (la bellissima scena della Milani che si slaccia le scarpe), trasmettendo un senso di angoscia e malessere, che non molla fino al termine della visione.
Sono molti gli interrogativi che pone e i dubbi che lascia “La prochaine fois”, e questo, nel cinema di oggi, è qualcosa di veramente raro e prezioso.
Alberto Leali