Simon è un disilluso violinista franco-algerino che accetta di tenere un corso a una classe di allievi di scuola media inferiore della periferia parigina. L’inizio è infelice e burrascoso, ma gradualmente i ragazzi scopriranno il potere della musica. Al gruppo si aggiunge Arnold, uno studente particolarmente dotato che non ha mai conosciuto suo padre. Il giovane darà a Simon la forza di credere ancora nel suo mestiere.
La mélodie segna il debutto nel lungometraggio dell’attore Rachid Hami, che mette in scena una classica e toccante storia di formazione e riscatto ambientata nella difficile periferia parigina.
Lo script non cerca imprevedibilità e innovazione, ma si affida a svolte narrative canoniche (il contesto difficile, il docente disilluso, i ragazzi indisciplinati, l’outsider dotato, la difficoltà dell’insegnamento, il mutuo arricchimento, i fallimenti e la vittoria) per esaltare la forza della musica, in grado di superare ogni ostacolo e offrire una possibilità di salvezza.
La linearità e l’asciuttezza di un copione che non scivola mai nel patetico o nella retorica, nonostante i forti rischi, risultano perfettamente funzionali alla messa in scena di una storia non urlata, ma delicata e sensibile. Il risultato è un film onesto, che non vive di picchi emotivi o scene madri, ma della spontaneità dei dialoghi, dei vividi momenti di quotidianità, della regia accurata e delle suggestive musiche di Bruno Coulais.
Hami si affida alle facce giuste, grazie ad un efficace Kad Merad, in un ruolo lontano dalle sue irresistibili performance comiche, e soprattutto ad un folto gruppo di giovanissimi e vivaci protagonisti, che fanno emergere, attraverso la loro interazione, ripresa in modo naturalistico, il loro background sociale e familiare.
La mélodie è una storia “comune”, vista al cinema milioni di volte, ma che per il suo messaggio positivo e universale, oggi più che mai, fa davvero bene al cuore. Presentato fuori concorso alla 74ª Mostra del Cinema di Venezia.
Alberto Leali