In arrivo, prima su RaiPlay poi su Rai 3, La linea verticale, una coproduzione Rai Fiction – Wildside, prodotta da Lorenzo Mieli e Mario Gianani per la regia di Mattia Torre, fra gli autori della serie cult Boris.
Una serie tv in 8 episodi di 25 minuti ciascuno, disponibili dal 6 gennaio su RaiPlay (operazione analoga fu fatta per Non Uccidere) e dal 13 gennaio su Rai 3 in 4 prime serate, dopo il programma di Massimo Gramellini.
Protagonista è Valerio Mastandrea che interpreta Luigi, un uomo che scopre di avere un tumore al rene e che deve sottoporsi a un delicato intervento chirurgico. Attraverso i suoi occhi, entriamo nel microcosmo ospedaliero che lo accoglie, popolato da variopinti personaggi e caratterizzato da inattese dinamiche. Nel suo “viaggio”, Luigi sarà accompagnato dalla coraggiosa e vitale moglie Elena (Greta Scarano), dall’iraniano grillo-parlante Amed (Babak Karim), dal ristoratore appassionato di medicina Marcello (Giorgio Tirabassi), dal prete senza spiritualità Don Costa (Paolo Calabresi), e dal variegato personale medico, che comprende il truce dott. Barbieri di Ninni Bruschetta, il depresso dott. Policari di Antonio Catania, la veterana caposala di Alvia Reale e soprattutto il gentile e sicuro Prof. Zamagna di Elia Schilton, primario del centro e medico che tutti vorremmo.
“La linea verticale nasce da un’esperienza autobiografica potente – afferma il regista e sceneggiatore Matteo Torre – e che è stata molto diversa da quella che dall’esterno si potrebbe immaginare. Il reparto oncologico di un ospedale può essere infatti un luogo sorprendentemente vitale, dove si finisce per non pensare più alla malattia e vivere un regime solidale, quasi comico. Ho voluto rappresentare un luogo lontano dalla malsanità, capitanato da un chirurgo affatto arrogante, ma simpatico, umano, dedito al proprio lavoro. La linea verticale è il rimanere in piedi, attaccati alla vita“.
“La linea verticale è un prodotto fortemente innovativo, a cominciare dalla scelta di comporlo di episodi di 25 minuti l’uno, decisamente inedita in Italia – afferma Tinni Andreatta di Rai Fiction – E’ inoltre una mescolanza di generi, un dramedy con punte oniriche e surreali, ma che non manca mai di realismo. E’ un viaggio all’interno dell’ospedale e della malattia“.
“Con Mattia Torre siamo amici da circa 15 anni – dice il protagonista Valerio Mastandrea – Lui mi ha scelto ma è anche vero che mi sono fatto scegliere, sostenendo un provino. Affrontare la serialità con lui mi ha dato sicurezza; è stata un’esperienza intensa. Ho rafforzato l’idea che nel nostro mestiere si ha la grande fortuna di poter osare, per guardare la vita in modo più profondo“.
“Conoscevo bene Mattia Torre, ho sempre amato i suoi lavori e diventare una della sue creature mi emozionava – dice Greta Scarano – Ho cercato di restituire esattamente ciò che era presente in sceneggiatura, ovvero la vitalità di una donna innamorata, che è il cuore pulsante e l’ancora di salvezza di suo marito“.
La linea verticale, tratto dall’omonimo racconto di Mattia Torre edito da Baldini & Castoldi, è sicuramente uno dei progetti di punta del 2018 Rai e cerca di differenziarsi dai molti medical drama visti sul piccolo schermo, per la capacità di intrattenere e far riflettere con il sorriso e l’ironia. La dimensione teatrale della storia (la volontà di Torre era all’origine quella di farne uno spettacolo teatrale) si mescola alla libertà narrativa nell’affrontare in modo nuovo, mai rassicurante né cinico, temi di grande complessità, come la morte, la malattia e il dolore.
Alberto Leali