Al cinema dal 19 gennaio con Satine Film
Margaret (Stéphanie Blanchoud) e Christina (Valeria Bruni Tedeschi) sono una figlia e una madre dalle personalità opposte. Margaret è una trentenne silenziosa e spesso violenta, Christina è un’ex pianista di successo, che ma infantile e sempre desiderosa di attenzioni. Un giorno, in seguito a una brutale aggressione ai danni di Christina, che perde parzialmente l’udito, a Margaret viene imposto un severo ordine restrittivo: non potrà avvicinarsi per tre mesi a meno di cento metri dalla casa di famiglia. Le uniche ad avere contatti con lei saranno le sue sorelle Marion, adolescente a cui Margaret continuerà a dare lezioni di canto, e Louise, prossima a diventare madre di due gemelline. Tale separazione, però, condurrà paradossalmente Margaret a volersi riavvicinare a sua madre.
Dopo i bellissimi Home e Sister, Ursula Meier torna a scavare nei legami famigliari e nelle loro contraddizioni, con un’opera intensa e introspettiva che colpisce al cuore.
La ligne analizza la complessa ambivalenza dei legami emotivi, l’amore e le sue cicatrici, il peso del passato e dei rimorsi, i rancori e l’orgoglio, la rabbia e le cose non dette, le attese e le distanze, le passioni che dividono e il valore del perdono.
La Meier è bravissima nell’usare spazi e simboli (la verticalità delle montagne innevate e gli spazi brulli della provincia ginevrina) adattandoli alle emozioni delle sue protagoniste, interpretate da attrici eccellenti e supportate da una sceneggiatura sfaccettata ed accurata.
Ciò consente al film di catturare le emozioni in modo realistico e senza retorica, mentre una tensione palpabile serpeggia sottile per l’intera durata.
Bergmaniano per temi e sentire, La ligne è un film di brutale ruvidezza e disarmante sincerità: un atipico ritratto di famiglia al femminile che riflette sulla violenza mossa dal bisogno d’amore e sui riavvicinamenti (im)possibili.
Un’opera che ha il coraggio di ridefinire ruoli e dinamiche della famiglia tradizionale, affrontando le contraddizioni della maternità e le conseguenze dell’incomunicabilità.
Carla Curatoli