Aperto il contest della quinta edizione del Festival Cinema Vintage che si terrà a Roma il 29, 30 e 31 settembre 2017, dal tema “La famiglia e le sue declinazioni”. Registi, aspiranti registi, studenti di scuole di cinema e liceali sono invitati a raccontare la Storia da un punto di vista alternativo, attraverso una vicenda d’invenzione o utilizzando i materiali cinematografici presenti nell’archivio dell’Istituto Luce e nel sito nosarchives.com. Il prezioso archivio nosarchives, infatti, possiede, restaura e digitalizza, secondo i più innovati dispositivi dagherrotipi, negativi su vetro, diapositive, Polaroid, filmini familiari e di viaggi e costituisce il primo archivio mondiale di video ed immagini amatoriali, con più di tredicimila filmati e un immenso repertorio di immagini che ormai hanno fatto la Storia. La scadenza per l’iscrizione è il 30 luglio 2017, mentre i materiali possono essere inviati entro il 30 agosto 2017. Tutte le informazioni per partecipare al bando si trovano su: www.ilgustodellamemoria.it
Il contest è aperto a tutti e si divide in tre sezioni: Fiction, per cortometraggi di massimo 12 minuti; Documentari, per opere di reportage o di docufiction della durata massima di 30 minuti e infine la sezione Pubblicità, dedicata a spot pubblicitari per prodotti attuali o vintage di 3 minuti massimo. Tutti i lavori devono contenere almeno il 60% di immagini d’archivio: max 1 minuto dall’Archivio Luce e il resto da nosarchives.com, che custodisce in full HD film realizzati tra il 1922 ed il 1984 girati in formato ridotto (8mm, 9,5mm, 16mm, 17,5mm e Super8, tutti digitalizzati in HD). I materiali sono scaricabili dopo l’iscrizione su www.nosarchives.com e sul sito Archivio LUCE. La musica deve essere originale o in regola con i diritti di utilizzo. Oltre al materiale scaricabile dall’archivio, si potranno usare immagini vecchie e nuove girate con qualsiasi supporto tecnologico.
“Il 2017 è l’anno della Famiglia – sottolinea Cecilia Pagliarani (Direttrice Artistica), Nastro d’Argento per “Registro di classe” co-diretto con Gianni Amelio – Tante polemiche in Italia ha suscitato la discussione sui matrimoni omosessuali, sulle adozioni, sulle famiglie monoparentali. Cosa hanno da dire i nuovi registi e autori? Come le raccontano? Ci interessa anche l’elaborazione di film che potrebbero essere dei nuovi home movies composti all’interno di home movies del XX secolo. Un dialogo tra immagini familiari. Ci sono veramente delle differenze nelle immagini di famiglie? O i nuclei familiari sono tutti un’eccezione? Ci aspettiamo di vedere, come nelle scorse edizioni, film che ci facciano riflettere”.
Il festival, fondato e diretto dalla montatrice e regista Cecilia Pagliarani e dall’artista Manuel Kleidman è organizzato dall’Associazione per la salvaguardia della memoria filmica amatoriale ‘Come Eravamo’, in collaborazione con l’archivio di cinema amatoriale nosarchives.com.
Di seguito la nostra intervista a Cecilia Pagliarani, direttrice artistica del Festival Cinema Vintage ‘Il Gusto della Memoria’.
ZS: Un festival che ha per oggetto le immagini d’archivio ci sembra un buon mezzo per riappropriarci della nostra Storia e per far sì che siano soprattutto le nuove generazioni a renderlo possibile. Che rapporto hanno, secondo Lei, i giovani con la Storia e con il cinema del passato? Possiamo augurarci che la salvaguardia della memoria storica possa essere di sprone per la formazione di nuove idee e di nuovi progetti per il futuro?
CP: Le immagini non sono documenti storici, o almeno non solo. Sono strumenti evocativi in mano a persone che vogliono lanciare un messaggio, paradigmi di un codice. La percezione di questo codice cambia di generazione in generazione. Quindi, sinceramente non so se “il gusto vintage” avvicina alla Storia. Forse alla patina glamour della Storia, quello certamente. Però la “frequentazione” delle immagini antiche porta delle domande, che sono sempre un buon inizio.
ZS: Il suo straordinario e meticoloso lavoro di ricerca, attingendo a piene mani dagli archivi, in film come ‘Registro di Classe’ e ‘Felice chi è diverso’ ci fa riflettere non solo su come eravamo, ma soprattutto su come siamo e su come potremo diventare. Pensa che il documentario sia il genere cinematografico migliore per aprire un ponte tra passato, presente e futuro?
CP: Non credo che come genere sia migliore, ma il documentario ha la possibilità di lavorare sul registro empatico, come nelle fiction, e quello straniante, con veri o finti documenti storici (come telegiornali e reportage). Questo permette di giocare con la percezione dello spettatore, forse un po’ di più che con la fiction.
ZS: Quello della famiglia, al centro del festival di quest’anno, è un tema importante, sfaccettato, complesso, che sempre più spesso è oggetto di controversi e accesi dibattiti. Come pensa, o si augura, che i giovani autori possano raccontare la famiglia di oggi?
CP: Spero veramente che ci raccontino il loro sogno di famiglia. Famiglie con geometrie nuove e piene di amore. Famiglie che i ministeri ignorano. Famiglie migliori di quelle che ci raccontano, anche famiglie perse, anche disastrose. La sfida è di raccontare con le immagini delle famiglie degli altri. Perché abbiamo voluto questo strano miscuglio? Perché, forse, anche se le geometrie cambiano, l’aria in famiglia resta la stessa, le risate, i compleanni, i ceffoni, gli alberi di Natale. Chissà come ci racconteranno queste famiglie del Ventunesimo secolo con le immagini di quelle della prima metà del Ventesimo. Questa è la sfida e tutte le info sul bando, che scade il 30 luglio, sono visibili al link www.ilgustodellamemoria.it
ZS: Ci parli più in dettaglio di Nosarchives, un portale a nostro avviso prezioso perché racconta la Storia da un punto di vista inedito e non convenzionale, attraverso le immagini amatoriali. Con quali obiettivi principali è nato?
CP: Nosarchives è nato da un progetto ‘zingaro’: volevo andare in giro per l’Europa con uno scanner per digitalizzare le pellicole delle persone e proiettarle nei paesi, restituendo una memoria che in tanti luoghi (come le città rase al suolo dai bombardamenti) non è più nei ricordi di nessuno. Era una piccola idea, troppo ambiziosa per le mie tasche e, forse, per le mie forze. Cosi un giorno insieme a Manuel Kleidman, mio compagno di allora e tutt’ora socio in questa avventura, abbiamo messo su quello che ora è un gigante, con più di 30mila bobine, dal 1917 ad oggi. Però il gigante, con il fallimento dell’azienda che lo gestiva online si è oscurato e siamo stati costretti caricare tutto sul canale YouTube dell’archivio. Cosa fatta in principio per necessita, ma che ora abbiamo scoperto molto più semplice da gestire per i registi più giovani , specialmente quelli del concorso under 18.
ZS: Spesso si associa la parola ‘archivio’ a qualcosa di poco dinamico e moderno. Nosarchives invece è un archivio multimediale che pare più adatto a creare e a divertirsi. L’immagine amatoriale infatti è più legata all’emozione e al ricordo personale più che all’evento storico. È d’accordo?
CP: Nosarchives è un archivio di emozioni, viaggi, fughe, matrimoni, viaggi di nozze, nascite, sguardi, seduzioni. E’ quindi un’enorme scatola di utensili per una qualsiasi creazione audiovisiva. Si pensi al fatto che ora mi sto dedicando a un progetto di montaggio live suggerito da una performance di musica elettronica, una sorta di montaggio in diretta con una parte di preparazione delle inquadrature (quindi una libreria di inquadrature preselezionate per “dire” qualcosa) con anche la parte audio creata in diretta. Senza sapere bene chi influenza chi. Questo progetto si chiama VART ed è stato messo in pratica per la prima volta con gli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo e con un compositore, David Voci Sciabordi, che collabora con me nella creazione di un laboratorio creativo di performance audiovisive: VartLab.
ZS: E’ sempre stata un’appassionata di immagini d’archivio? A quando risale il suo interesse?
CP: Diciamo che sono sempre stata appassionata di immagini e, in fondo, di catalogazione. Non vi sto a raccontare come, ma il primo database l’ho costruito per un corso di storia medievale! Lo so, è comico. Quindi il montaggio ha definitivamente formato la mia mente e dopo qualche anno di lavoro ho dedotto che tutto mi sembra un archivio. Tanto che, anche il girato dei film di finzione, una volta caricato in un sistema di montaggio, diventa un archivio. Quindi, quando ho iniziato a riflettere sulle potenzialità delle immagini “fuori contesto”, mi sono nate un turbinio di idee in testa e non le ho ancora messe tutte in pratica.
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Alberto Leali e Roberto Puntato