Il film, targato Netflix, sarà al cinema solo dal 21 al 23 ottobre e dal primo novembre sulla piattaforma streaming
E’ una fiaba che tocca il cuore L’uomo senza gravità, primo film di finzione di Marco Bonfanti (Bozzetto non troppo) e tra le pre-aperture della 14ma Festa del Cinema di Roma.
Un film che sa essere tenero e divertente, ma anche doloroso e riflessivo, attraverso una storia che parla di diversità in un mondo che preferisce tenerla nascosta anziché accoglierla con gioia.
Il protagonista Oscar, un al solito notevole Elio Germano, è un uomo leggero, tanto leggero da spiccare il volo senza un peso che lo regga alla terraferma. Sua madre, un’adorabile Michela Cescon, non sa nemmeno chi sia suo padre, ma lo accoglie come un dono prezioso, perché suo figlio, in fondo, è un supereroe. Sua nonna, invece, la bravissima Elena Cotta, è preoccupata che quel bimbo diverso possa non essere capace di affrontare la cattiveria del mondo, così, per proteggerlo, convince la figlia a tenerlo chiuso in casa.
La leggerezza di Oscar fa paura, specie in un mondo che l’ha persa a causa della violenza, della sopraffazione, dell’occlusione. Ma Oscar quel mondo vuole conoscerlo e non scorgerlo solo dalla finestra di casa. Vuole stare con gli altri, innamorarsi, essere apprezzato per quello che è. Vuole vivere.
E’ per questo che, cresciuto, decide di abbandonare quella affettuosa prigione per riappropriarsi dell’infanzia che gli è stata negata ed essere finalmente se stesso. Come un moderno Pinocchio, l’uomo senza gravità si scontrerà con l’avidità, la mercificazione, lo squallore, la disillusione, eppure non perderà mai del tutto la sua leggerezza.
Così il film di Bonfanti, pur tingendosi di malinconia, non abbandona mai il sorriso e la speranza e trova proprio nel ritorno all’infanzia il mezzo per affrontare il mondo e le sue difficoltà.
Alberto Leali