L’arte della fuga è la sofisticata commedia sentimentale del regista francese Brice Cauvin, che traspone l’omonimo romanzo dell’americano Stephen McCauley, modificandone il linguaggio, e adattandolo alla cultura francese, ma mantenendone intatto lo spirito. Il risultato è un’opera dai dialoghi brillanti, abile e leggiadra nel raccontare le giravolte sentimentali di tre fratelli in fuga, ma in cerca della strada giusta per essere felici.
L’arte della fuga ha, infatti, al suo attivo una sceneggiatura perfettamente calibrata, che funziona come fosse uno spartito musicale, mettendo in scena un divertente e approfondito ritratto di famiglia disfunzionale, che obbedisce solo a regole affettive, sfociando in dinamiche castranti. Lo dimostrano le figure ossessive ma amorevoli dei genitori di Marie-Christine Barrault e Guy Marchand, l’unica coppia del film che resiste all’usura del tempo e legata da un rapporto stabile e soddisfacente. Non a caso, molti critici hanno paragonato il film ad Hannah e le sue sorelle di Woody Allen, con cui condivide l’analisi dei rapporti familiari, l’acume dei dialoghi e il calore dello sguardo.
Ma veniamo alla trama. Antoine (Laurent Lafitte) vive col suo compagno Adar (Bruno Putzulu) e insieme stanno per comprare una casa, nonostante la passione sembra essersi spenta. Antoine sogna infatti il suo ex Alexis (Arthur Igual), che va a trovare a Bruxelles sperando di ridare colore alla propria vita. Louis (Nicolas Bedos), fratello di Antoine, è innamorato di Mathilde (Irène Jacob), ma sta per sposarsi con Julie (Elodie Frégé), spinto dalle pressioni della sua famiglia. Gérard (Benjamin Biolay), il terzo fratello, sogna invece di tornare con la moglie Hélène (Judith El Zein), ma è affascinato dalla stravagante socia di Antoine, Ariel (Agnès Jaoui).
Cauvin utilizza Antoine come figura portante della narrazione, ma sviluppa con grande cura la psicologia di tutti i personaggi, perfino dei più piccoli, facendone emergere vizi, virtù, tormenti e fragilità. In una coinvolgente mescolanza di amore e paradosso, L’arte della fuga è una commedia umana che riflette sul variare dei sentimenti, sulla paura di assumersi delle responsabilità, sull’invadenza dei legami familiari, sul vivere di rimpianti o rimorsi, sull’ansia del tempo che passa.
Dotato di uno sguardo ironico, ma intriso di cinismo e malinconia, e di un ritmo vivace e scoppiettante, L’arte della fuga è così riuscito anche grazie a un gruppo di attori straordinari, capaci di colorare i loro caratteri di sorprendente autenticità. Irresistibile, in particolare, l’eccentrica Ariel dell’impeccabile Jaoui, qui anche preziosa consulente alla sceneggiatura.
Elegante e irriverente, empatico e appassionante, L’arte della fuga è il film che fa per voi se amate il cinema corale che sappia unire alla perfezione divertimento e introspezione.
Alberto Leali