Nell’epoca in cui i supereroi dei fumetti dominano la cultura popolare, L’angelo del male – Brightburn, prodotto dal James Gunn di Guardiani della Galassia, tenta un’operazione di interessante ibridazione, mescolando orrore e cinecomic.
Lo spunto di partenza del film è, infatti, un ribaltamento delle origini di Superman, che gradualmente si sviluppa in un inquietante e appassionante racconto di formazione a tinte horror.
Un neonato proveniente da chissà dove precipita sulla Terra. Tori (Elizabeth Banks) e il marito Kyle (David Denman), una coppia che non riesce ad avere figli, raccolgono il piccolo e lo crescono amorevolmente, come se fosse loro figlio. Giunto in età puberale, però, il docile Brandon (Jackson A Dunn) si rende conto di non essere come gli altri, perché dotato di poteri straordinari. Inizierà un vero e proprio incubo per chi lo circonda.
Tanti i temi concentrati nei 90 minuti del film diretto da David Yarovesky, a cominciare da quello della diversità: proprio per questa ragione, infatti, Brandon viene bullizzato dai suoi compagni di classe e costretto all’emarginazione e alla solitudine.
La consapevolezza e la scoperta del vero sé, che viene a coincidere con la delicata fase della pubertà, porta il ragazzo non solo a rendersi conto di possedere poteri inauditi, ma anche a sentirsi superiore a tutti coloro che lo circondano. Ha inizio così una sorta di riscatto/vendetta, che lo trasforma da ragazzino docile e ubbidiente in temibile entità superomistica.
Ma un altro tema centrale in L’angelo del male – Brightburn è quello della famiglia, o meglio del desiderio di essa, di cui sono simbolo Tori e il marito Kyle. I due accolgono Brandon come un dono del cielo, scegliendo di mettere da parte dubbi e timori e cercando in tutti i modi di essere dei buoni genitori. Quando quel sogno di famiglia perfetta viene messo a repentaglio, i due, e soprattutto Tori, rifiutano di credere ai segnali che sono proprio di fronte a loro, fino a quando sarà ormai troppo tardi.
Pur se un po’ troppo derivativo (a cominciare dall’iconica saga di Damien), il film di Yarovesky riesce a colpire nel segno grazie soprattutto alla scelta azzeccatissima del giovane protagonista Jackson A. Dunn, credibile non solo come studente modello ma anche come inquietante assassino.
La sua trasformazione in supereroe del male, dotato di vista laser, forza sovrumana e capacità di volare, è simboleggiata da un costume a metà strada tra il personaggio da cinecomic e l’assassino horror di vecchia scuola (il Michael Myers di Halloween su tutti).
L’angelo del male – Brightburn arriva nelle sale italiane dal 23 maggio distribuito da Warner Bros. Italia.
Alberto Leali