Isabelle (Juliette Binoche), divorziata e con una figlia, è una bellissima pittrice cinquantenne alla ricerca ossessiva, ma vana, dell’uomo giusto.
Il cinema di Claire Denis, epidermico, frenetico e coraggioso, ha un fascino tutto particolare che l’ha reso molto caro ai circuiti festivalieri.
Anche con L’amore secondo Isabelle (Un beau soleil intérieur), la raffinata autrice francese si cimenta con una sfida non facile, portando in scena un personaggio di donna che ricerca con ostinazione la totale soddisfazione del desiderio e della relazione amorosa.
L’ispirazione viene da Roland Barthes e dal suo Frammenti di un discorso amoroso; il risultato, certamente più agevole di molti suoi lavori precedenti, è una riflessione ironica ma profonda sull’ideale dell’amore e sullo scontro fra la volontà di appagamento e la sua astratta realizzazione.
La protagonista Isabelle è una donna in preda a un costante nomadismo, che accumula con ossessività esperienze sessuali e sentimentali che finiscono col soddisfarla solo temporaneamente. Ogni volta, si lancia in sfiancanti corpo a corpo logorroici, mettendo in mostra tutte le sue fragilità ed insicurezze: sbaglia tempi, gesti, parole, fa un passo avanti e due indietro, intimorendo, illudendo, a volte persino umiliando i suoi amanti.
Il suo approccio con l’altro sesso, come ben sa, manca di spontaneità, svilito da ingombranti e goffi ragionamenti; eppure Isabelle è una guerriera nata che non si rassegna alla sconfitta nelle battaglie amorose. In realtà, oltre alla protagonista, sono tutti i personaggi del film della Denis ad essere vittime dell’incapacità di comunicare le proprie emozioni, così da trasformare la loro ansia di umana vicinanza in frustrante repulsione e rimanendo inevitabilmente chiusi nella loro solitudine.
Tra la gustosa sfilata di personaggi maschili che gravitano attorno alla protagonista e che compongono con lei gustosi duetti attoriali che culminano nel surreale, rimangono impressi lo sgradevole banchiere ammogliato (Xavier Beauvois), l’attore fascinoso e nevrotico (Philippe Katerine), l’ex marito umiliato per un gesto erotico che non gli appartiene e soprattutto l’improbabile indovino di Gérard Depardieu.
Quest’ultimo, che compare dopo essere stato mollato in auto da Valeria Bruni Tedeschi, offre al film un finale straordinario, sciorinando, con ciarlatana convinzione, ad una sempre più smarrita e fragile protagonista, una serie di chiacchiere e banalità su quello che sarà il suo futuro, stabilendo, però, fra di loro un’intimità che fa presagire un prosieguo oltre la narrazione. Il tutto mentre i titoli di coda sfilano accanto ai volti dei personaggi e un fiume di vacue parole tenta, ancora una volta, di fare chiarezza sui sentimenti (chapeau!).
L’amore secondo Isabelle, scritto dalla Denis con Christine Angot, è un lavoro di grande complessità e intelligenza, a metà strada tra il divertissement d’autore e l’analisi ardita e profonda dell’interiorità femminile. Un film immerso in atmosfere quasi nouvellevaguiste, che mescola, con stile inedito, sensualità, dolore, speranza, illusione, vitalità. E che vive, soprattutto, degli splendidi dialoghi e dell’eccezionale prova di Juliette Binoche, capace di mettere a nudo sia il corpo che l’anima.
Alberto Leali