Nella piovosa Londra ‘middle class’, con i suoi ordinati quartieri residenziali, la placida monotonia del settantenne Tony Webster (Jim Broadbent), pensionato che gestisce un negozio che ripara vecchie macchine fotografiche Laika, viene sconvolta dall’arrivo di una lettera, che farà riemergere dolorosi ricordi e una verità che troppo a lungo ha preferito non conoscere.
L’altra metà della storia, tratto dal romanzo Booker Prize di Julian Barnes, “Il senso di una fine“, è una delicata e incisiva riflessione sul valore soggettivo dei ricordi e sul peso e sulle conseguenze delle nostre azioni sulla vita altrui. Il regista è l’indiano Ritesh Batra, che ci aveva già convinti con il bellissimo “Lunchbox” e che torna a emozionarci con questo film intenso e nostalgico. Il ruolo del protagonista è affidato a un superbo Jim Broadbent, che interpreta con potente convinzione il ruolo di un uomo medio, giunto in età avanzata rendendosi conto di non aver mai vissuto la sua esistenza, ma di averla piuttosto subita. Lo scorrere del tempo, infatti, ha portato Tony a piegare i suoi ricordi ai fini che egli stesso ha voluto dare agli avvenimenti, nascondendosi dentro la sua versione della storia. Sino a che non giunge qualcosa, o qualcuno, che gli fa vedere tutto con impietosa lucidità, mettendolo di fronte a brucianti responsabilità.
Spaziando fra passato e presente, fra l’attuale vita di Tony (pensionato tranquillo, divorziato e con una figlia in dolce attesa) e il suo passato da studente e ragazzo (amicizie, amori e delusioni), il film, così come il romanzo di Barnes, riflette sul concetto di memoria, non come copia fedele degli eventi trascorsi, bensì come meccanismo attivo di costruzione e trasformazione, che permette di aggiustare, addolcire, migliorare i ricordi, creando una sorta di barriera protettiva. La memoria finisce spesso, infatti, per seguire gli stessi principi di una struttura narrativa, allontanandosi molto dall’oggettività degli avvenimenti realmente vissuti; così Tony, rivedendo i suoi ricordi alla luce di nuovi elementi emersi molti anni dopo, si troverà di fronte a una realtà dei fatti molto diversa da quella che lui credeva.
La struttura è quasi quella di un giallo, che gradualmente svela elementi che ci permettono di costruire una vicenda fatta di amore e dolore. Un film intimista e profondo, bello e toccante. Bravissima, come sempre, Charlotte Rampling, nel ruolo dell’ex fiamma di Tony, Veronica: pur comparendo in poche sequenze, riesce, infatti, a imprimere, con la forza dello sguardo, tutta la sofferente dignità del suo personaggio.
Roberto Puntato