Presentato in anteprima al Festival di Cannes, il film con protagonisti Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Lily Gladstone arriverà al cinema il 19 ottobre
Dopo il grande successo dell’anteprima mondiale al Festival di Cannes, Killers of the Flower Moon, il nuovo attesissimo film del premio Oscar® Martin Scorsese, uscirà in Italia il 19 ottobre 2023 con 01 Distribution, in contemporanea con l’uscita mondiale.
Un cast stellare, con i premi Oscar® Robert De Niro e Leonardo DiCaprio, per un crime epico basato su una storia vera: una sequenza di omicidi brutali e misteriosi, nota con il nome di “regno del terrore”, che insanguinò la nazione Osage negli anni ’20.
Fra i protagonisti anche il candidato all’Oscar® Jesse Plemons, Lily Gladstone e Brendan Fraser.
Diretto da Martin Scorsese e scritto da Scorsese con Eric Roth, Killers of the Flower Moon è una produzione Apple Studios, Imperative Entertainment, Sikelia Productions, Appian Way. Un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema.
Recensione a cura di Ilaria Berlingeri
Martin Scorsese è quel grande saggio che, dall’alto dei suoi favolosi ottant’anni, ci presenta quella che potrebbe essere la summa del suo cinema. Tre ore e mezza di puro godimento cinematografico e lui, da buon maestro, pronto a spronare lo spettatore che storce il muso per la durata epopeica, dichiara: “Il rischio c’è, in primo luogo nelle proiezioni al cinema. Ma il rischio era necessario trattandosi di questo argomento. È stato un impegno. So che io riuscirei a sedermi e guardare un film per tre o quattro ore in un cinema, o sicuramente per cinque o sei ore a casa. Ma al pubblico là fuori… se c’è un pubblico per questo genere di cose, mi rivolgo a loro e dico: ‘Prendete questo impegno. La vostra vita potrebbe uscirne arricchita. Questo è un tipo di film diverso; credo proprio che lo sia. Beh, io ve l’ho dato, quindi impegnatevi ad andare a vederlo al cinema“.
Siamo nella nazione Indiana dei primi anni venti, crepuscolo del Vecchio West, e gli Osage (diventati all’improvviso smodatamente ricchi, perché sulle loro terre hanno scoperto petrolio in grandi quantità) si stanno ammalando. Nessuna indagine e loro muoiono. Muoiono uno dietro l’altro, di stenti o “suicidi” o di quella malinconia che li mangia da dentro e che i conquistatori spronano ad annaffiare con l’alcool. Sono morti strategiche, quelle degli Osage, e stanno avvenendo anche nella famiglia di Molly (Lily Gladstone), nativa-americana di sangue puro che ha sposato Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio) col benestare dello zio di lui, William Hale (Robert De Niro).
Ernest ha sposato Molly un po’ per amore, un po’ per soldi, un po’ perché doveva farlo “per la famiglia tutta”. Se Burkhart è la faccia più o meno inconsapevole del Male, William Hale è il Male, intriso di quella insulsa superiorità che gli fa considerare inevitabile l’eliminazione di una comunità diversa dalla propria.
Killers of the Flower Moon, dal romanzo omonimo di David Grann, sviscera il peccato originale degli Stati Uniti. E’ un western, un thriller, un film d’amore e di odio. Narrazione senza filtri di quella avidità e prepotenza da cui i pionieri si autoassolvono raccontandosi bugie.
Scorsese sembra sedersi davanti alla Storia e, portandosi con sé tutti gli Stati Uniti d’America, costruisce per loro un sentiero lungo, polveroso e sterrato dove recitare un grande, grandissimo, mea culpa. Un percorso per assumersi le responsabilità di tutto il passato: dai territori dei nativi americani usurpati, fino a Hiroshima e Nagasaki.
Se con The Irishman Scorsese ci aveva presentato un film sulla morte, con Killers of the Flower Moon ci racconta l’ultima confessione che la precede. Ed è un capolavoro.
La storia di Killers of the Flower Moon è basata su una vicenda realmente accaduta nota con il nome di “Regno del Terrore”, quando, appunto, due dozzine di Osage furono assassinati in circostanze misteriose dopo essere stati manipolati ed ingannati da ricchi imprenditori bianchi, il cui arrivo in quelle terre coincise con lo scoppio di una violenza oscura e brutale (tanto che nel 1923 l’appena nata FBI creò una squadra speciale per avviare un’indagine su queste misteriose morti, uno dei casi più difficili della storia).
L’opera sancisce la settima collaborazione tra Scorsese e DiCaprio e l’undicesima tra Scorsese e De Niro. Per loro, Scorsese, che oltre alla regia firma la sceneggiatura insieme ad Eric Roth, confeziona due personaggi perfetti e profondissimi, avvolti da una quantità di sfaccettature di rara scrittura.
Lily Gladstone, nativa americana che discende dalle tribù dei Nasi Forati e dei Piedi Neri, interpreta Molly e profuma di Oscar. Il suo personaggio è quiete e natura placida, in mezzo al delirio di onnipotenza degli uomini che la circondano.
Leonardo DiCaprio, che sfoggia una smorfia riluttante come a farsi schifo davanti allo specchio, è un Ernest patetico, gretto e insipido. Un reietto in cerca di riscatto, animato dal rancore per non essere mai stato ritenuto all’altezza.
Su tutti c’è Robert De Niro che è, semplicemente, un gigante. Con il ruolo di zio “Re” Bill Hale, richiama a corte tutti i personaggi che ha interpretato, da Max Cady in Cape Fear – Il promontorio della paura ad Al Capone, ed è ambiguo e diabolico, con quella faccia “buona”, terrificante e senza empatia. Un condensato dell’oscuro dell’animo umano.
Sono passati trent’anni dalla prima volta che li abbiamo visti insieme, De Niro e DiCaprio: il film era Voglia di ricominciare, ed ora la loro simbiosi consolidata tocca i massimi livelli. Qui Scorsese li vuole completamente de-mitizzati, per quest’opera spogliata dal mito, come mai prima avevamo visto nella sua intera filmografia. Niente icone, niente orpelli. Solo falò di pura estasi visiva per raccontare miserissimi inetti, schiavi del sistema, in un flusso di corrente che culmina in un finale geniale.
Killers of the Flower Moon è un maestoso affresco dove i tutti i personaggi, anche quelli scelti per i ruoli minori, sono dipinti a tutto tondo e si fanno spazio nella storia, mentre la fotografia di Rodrigo Prieto li illumina di una luce calda e crudele, che non fa sconti a nessuno.
Il montaggio ha la firma della fedelissima Thelma Schoonmaker, sapiente maestranza che da sempre collega causa ed effetto, come solo lei sa fare. La colonna sonora di Robbie Robertson, mai sbavata e sempre misurata al millimetro, che fa incontrare sonorità dei nativi americani con partiture rock, è già da sola un capolavoro.
Dal 19 ottobre, come dice Martin Scorsese: “Impegnatevi a trascorrere la serata o il pomeriggio con questo film, con questa storia, con queste persone, con questo mondo che riflette quello in cui ci troviamo oggi più di quanto possiamo immaginare”.