L’attore John Lynch è l’ospite d’onore della dodicesima edizione dell’Irish Film Festa, che si svolge nella Capitale dal 27 al 31 marzo
Noto per i ruoli in pellicole acclamate dalla critica come Nel nome del padre e Sliding Doors e approdato anche alla popolarità televisiva grazie a serie come The Fall, One of Us e Tin Star, John Lynch è l’ospite d’onore della dodicesima edizione dell’Irish Film Festa.
L’attore, oltre ad aver incontrato il pubblico della Casa del Cinema ripercorrendo la sua cospicua carriera, è stato anche protagonista di una masterclass di recitazione dedicata anche gli studenti di arte drammatica.
Nato nell’Irlanda del Nord da padre nordirlandese e da madre italiana, originaria di Trivento, in provincia di Campobasso, John Lynch è molto legato alle sue origini italiane, tant’è che proprio a Trivento, dove ha ricevuto la cittadinanza onoraria, dà anche lezioni di recitazione.
Nell’incontro in occasione dell’Irish Film Festa, Lynch ha ricordato la sua giovinezza in Irlanda e il percorso che lo ha portato a diventare un attore: “Da adolescente, in Nord Irlanda, recitavo a scuola in gaelico. Avevo un insegnante di inglese che ogni anno ci faceva partecipare a un festival di teatro folkloristico e che sceglieva sempre me. Il mio percorso artistico posso dire, quindi, che è iniziato col teatro, in seguito, però, ho pensato di mollare per fare l’avvocato, per poi tornare al palcoscenico in seguito a una delusione d’amore. Ero disperato e piangevo in continuazione: fare teatro era la cosa che mi piaceva di più e che mi distraeva. Ma in realtà era anche un modo per sfuggire alla situazione difficile in cui vivevo, a quel clima di violenza e paura che si respirava alla fine degli anni ’70 in Irlanda. Così, sono andato a Londra a studiare nel 1981, anno in cui al governo c’era Margareth Thatcher; ovviamente anche lì la situazione non era facile, a causa del terrorismo, ma sicuramente era migliore di dove stavo io“.
Il perenne stato di allerta vissuto in Irlanda del Nord, Lynch lo ha trasmesso a molti dei suoi personaggi, incarnando alla perfezione quella gioventù vittima del clima storico e politico del suo Paese, come l’indimenticabile Paul Hill di Nel nome del padre.
Angel baby, uno dei numerosi film che lo vede protagonista e che narra la storia d’amore fra due schizofrenici, è stato proiettato subito dopo l’incontro, proprio su suggerimento di Lynch. “Amo questo film perché incentrato sulla lotta di due “diversi” che vogliono vivere da normali nonostante il mondo sia loro contro. Sono molto legato a questa interpretazione, perché è stato particolarmente difficile entrare nella testa e nell’anima di un personaggio schizofrenico“.
John Lynch e Jacqueline McKenzie in una scena di Angel Baby (1995)
Ma è Sliding Doors, in cui interpreta il fidanzato fedifrago di Gwyneth Paltrow, che segna il punto di svolta della sua carriera: “Era per me la prima volta che recitavo in una commedia, dopo una serie di ruoli drammatici“.
La recitazione, per John Lynch, è emozione, non intelletto: “Un bambino è lo stato più puro del recitare, perché ha un’immaginazione davvero fervida. Un attore deve sempre ricordarsi di quando era bambino, è fondamentale per il suo lavoro“.
Lynch non manca nemmeno di ricordare un momento particolarmente buio della sua vita, a causa della dipendenza dall’alcool, che l’ha portato a stare per un po’ lontano dal set, ma che gli è servita per scoprire un’altra sua grande passione: la scrittura.
“Quando ho smesso di bere nessuno voleva più lavorare con me, perché ormai avevo fama di essere un po’ pazzo. Così ne ho approfittato per scrivere un romanzo. Ho sempre amato il processo della scrittura, la forza del linguaggio; e poi per me documentare è fondamentale. Nei libri ci sono un’intimità e un’immediatezza che non si trovano nel cinema, c’è un mondo dietro a quelle pagine. D’altronde, quando uno scrive, lo fa per esprimere qualcosa che gli appartiene, così come ho fatto io, raccontando della mia giovinezza, dei miei problemi con l’alcool, del rapporto con mia madre…. “.
John Lynch adesso vive a Nizza e dice di sentirsi molto europeo: “Sto bene lì, è un po’ un compromesso fra l’Irlanda e l’Italia, visto che in realtà non mi sento al 100% né irlandese né italiano. Però mi sento sicuramente europeo e per me è una gran cosa, anche se molti oggi non la pensano così“.
Tra i prossimi progetti che lo vedono coinvolto, John Lynch menziona un nuovo romanzo, The ghost dancer, e il suo ultimo film, che sarà girato proprio in Italia, a Napoli, per la regia di Stefano Veneruso, nipote di Massimo Troisi. “E’ un progetto bellissimo e sarò accanto a dei bravissimi attori italiani, come Gabriella Pession. Nel film interpreterò proprio Massimo Troisi, ma in maniera un po’ particolare. Riprenderemo a girare a settembre“.
Roberto Puntato