Si è conclusa quest’oggi la decima edizione dell’ Irish Film Festa, l’ormai immancabile rassegna del cinema irlandese, creata e diretta da Susanna Pellis e in programma dal 30 marzo al 2 aprile alla Casa del Cinema di Villa Borghese a Roma. In concorso, 15 cortometraggi di produzione o co-produzione irlandese, che hanno spaziato tra vari generi e tecniche di realizzazione: animazione, fantasy, biopic, horror, dramma, thriller, commedia, ecc. La giuria, composta da Oscar Cosulich, giornalista critico cinematografico e direttore artistico del Future Film Festival, Barry Monahan, docente di Film Studies presso l’University City di Cork e Serenella Zanotti, docente di Lingua e Traduzione inglese presso l’Università di Roma Tre, ha premiato come miglior corto nella sezione live action il thriller ‘Gridlock’ di Ian Hunt Duffy, mentre come miglior corto della sezione animazione la commedia ‘Second to None’ di Vincent Gallagher. Quest’edizione, però, si è distinta soprattutto per aver ospitato per la prima volta il celebre regista Jim Sheridan, autore di pellicole importanti e pluripremiate, come ‘Il mio piede sinistro’, ‘Nel nome del padre’, ‘In America’ e ‘The boxer’. Sheridan ha incontrato il pubblico del festival nella giornata di ieri, 1 aprile, parlando diffusamente della sua carriera artistica, dai suoi esordi teatrali a Dublino al successo in America. Più in particolare, ha raccontato la difficoltà per il cinema irlandese, orientato sulla famiglia e sui suoi legami, di penetrare nel territorio americano, la cui cinematografia tende invece a prediligere l’eroe individuale. Ha parlato dei suoi film, dal suo più personale e ricco di spunti autobiografici ‘In America’, su una povera famiglia irlandese che si trasferisce nella New York degli anni ’80 per costruirsi una nuova vita dopo la dolorosa perdita del figlio, al suo più apprezzato e riuscito ‘The boxer’, su un ex pugile e membro dell’Ira che, uscito dal carcere dopo quattordici anni, vuole aprire una palestra che possa essere frequentata sia da protestanti che da cattolici. Il regista ha poi rivelato la sua predilezione per il fascino e la magia della pellicola 35mm rispetto al digitale ed ha parlato degli attori protagonisti dei suoi film, che non sono mai irlandesi nonostante ne interpretino sempre i ruoli. In particolare ha raccontato il perfezionismo e il talento del suo attore feticcio Daniel Day-Lewis, che gli ha regalato alcune tra le sue più belle interpretazioni. Il film ‘The boxer’ festeggia proprio quest’anno il ventennale dall’uscita: non a caso la sua proiezione ha seguito l’incontro con Sheridan e il pubblico ha potuto così (ri)ammirare un film sincero e importante su una guerra senza giusti, con interpreti intesi, su tutti Daniel Day-Lewis ed Emily Watson, e la suggestiva fotografia di Chris Mengis, esaltata dallo stesso Sheridan durante l’incontro.
Dopo ‘The boxer’ è stato proiettato in anteprima il nuovo lavoro di Sheridan, ‘The secret scripture’, in italiano ‘Il segreto’, tratto dal bestseller di Sebastian Barry e in uscita nelle sale dal 6 aprile. Già presentato alla Festa del Cinema di Roma 2016, ‘Il segreto’ è un film per stile molto diverso da ‘The boxer’: sicuramente più convenzionale, calligrafico e sentimentale, ma altrettanto duro e importante per la tematica trattata, ovvero il predominio e il potere di sopraffazione della Chiesa in Irlanda durante gli anni del conflitto mondiale. Una storia coinvolgente e spiazzante che alterna in parallelo passato e presente e che ha al centro un’anziana donna ricoverata da 50 anni in un ospedale psichiatrico nell’Irlanda del Nord con l’accusa di aver ucciso suo figlio appena nato. Un giorno il suo caso viene preso in carico da un nuovo psichiatra che cerca in tutti i modi di far luce nel suo oscuro passato, mentre pian piano affiorano i ricordi e una verità terribile su una Chiesa oppressiva, tormentata e manipolatrice della verità. Sotto la scorza romantica e un finale improbabile, ‘Il segreto’ è un affresco prezioso di storia irlandese, illuminato dalle notevoli interpretazioni di due splendide attrici come Rooney Mara e Vanessa Redgrave, che caricano di grandi intensità e dolore i loro personaggi. Un amichevole Franco Nero ha salutato Sheridan e il pubblico del festival dopo la proiezione di ‘Il segreto’, portando i saluti della protagonista Vanessa Redgrave.
L’Irish Film Festa di quest’anno si è distinto anche per il documentario, in anteprima nazionale, ‘Bobby Sands: 66 Days’ di Brendan J. Byrne, incentrato sui famosi sessantasei giorni di sciopero della fame di Bobby Sands nel carcere di Long Kesh ed introdotto dallo straordinario attore Martin McCann, o per il dramma introspettivo ‘In View’, presentato dal regista Ciarán Creagh, con gli attori Caoilfhionn Dunne e Gerard McSorley, sul sofferto riscatto di un’agente di polizia tormentata dalla morte del figlio e del marito. Il bel ‘Sanctuary’, opera prima di Len Collin, basato sull’ omonimo testo teatrale di Christian O’Reilly, ha fatto luce, invece, con ironia e tenerezza, sull’inedita tematica della sessualità fra adolescenti con disabilità intellettive e sull’ingiustizia di una legge che né li comprende, né li tutela. Il regista Peter Foott ha invece presentato il suo cortometraggio ‘The Carpenter and His Clumsy Wife’, di cui Jim Sheridan è voce narrante; mentre ancora Martin McCann ha presentato, stavolta in veste di interprete e co-regista, il mockumentary e corto in concorso ‘Starz’. Infine, oltre a ‘The boxer’ di Sheridan, altro ‘Irish Classic’ del festival è stato il bellissimo ‘The General’ di John Boorman, sulla storia dell’abile criminale irlandese Martin Cahill, interpretato da un grande Brendan Gleeson, e premiato per la migliore regia al Festival di Cannes 1998.
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Alberto Leali