Tre appuntamenti imperdibili della rassegna JazzLove dell’Auditorium Parco della Musica: lunedì 5 il Recording Studio del duo formato dal pianista Mirko Signorile e dal sassofonista Raffaele Casarano, venerdì 9 il ritorno in quintetto del trombettista divenuto simbolo del jazz d’avanguardia Dave Douglas e sabato 10 l’incontro fra due effervescenti musicisti della scena jazz internazionale, Antonello Salis e Babà Sissoko.
Nuovo appuntamento il 5 febbraio con Recording Studio, la rassegna che permette di assistere dal vivo alla registrazione dei dischi della Parco della Musica Records. Protagonisti due artisti che hanno già collaborato con l’etichetta e che propongono il nuovo progetto in duo dedicato alla musica francese: il pianista Mirko Signorile e il sassofonista Raffaele Casarano.
In Francia si dice che tutto finisce in canzone. Nel ventesimo secolo tanti grandi artisti francesi, da Gainsbourg a Aznavour, da Ferré a Piaf, hanno lasciato un pezzo di quel puzzle che è la storia della Francia, ispirazione per molti cantautori italiani.
A questi anarchici, esistenzialisti, intellettuali Casarano e Signorile dedicano le loro note in riletture/rievocazioni libere e di respiro ampio che vogliono essere un modo per riattualizzare contenuti sempre “vivi” tornando a intessere musica densa di narrazioni e sfumature, melodica e ricca di innovative tessiture sonore, capaci di donare maggiore linfa e spazio creativo alla difficile figurazione stilistica del classico duo jazz, già protagonista di interessanti lavori per la Tǔk Music di Paolo Fresu. Dopo anni di collaborazione nel quartetto Locomotive, i due si muovono adesso su
equilibri perfetti ed efficaci e con un’intesa musicale profonda, che non conosce quasi paragoni, tanto da rendere questa piccola formazione una delle più amate e richieste in Italia. La loro musica ripercorre ed enfatizza la profonda poetica già incontrata nei precedenti lavori lavorando attorno ad un tessuto sonoro fatto di ombre, chiaroscuri, pause, atmosfere del sogno, capace di creare una dimensione intima e domestica, un sud ideale che resta sullo sfondo e di tanto in tanto torna a essere il protagonista assoluto. Sintonia indefinibile e musica semplice che incontra la bellezza emotiva di viaggi fatti di note che lasciano il segno. Viaggi leggeri, intrisi di sentimento e caratterizzati dalla curiosità di esplorare nuovi linguaggi e nuove idee.
Tocca invece a Dave Douglas calcare il Palco dell’Auditorium il 9 febbraio. Douglas ha abituato il pubblico a continue sorprese, tra jazz dentro e fuori dai canoni classici, klezmer, elettronica. Emerso nel corso degli anni Novanta, si è presto imposto come trombettista simbolo di quella zona jazzistica nella quale mainstream e avanguardia sfumano l’uno nell’altra. Parallelamente alla propria attività solistica, che ha dato vita a numerosi gruppi di successo, Douglas ha collaborato con i creativi newyorkesi più influenti degli ultimi decenni: John Zorn, Don Byron, Uri Caine, Bill Frisell, assieme ai quali ha plasmato un nuovo corso per la musica improvvisata. La consacrazione internazionale di Douglas è avvenuta grazie a una serie di dischi realizzati per la RCA, ma va ricordato che il suo esordio discografico fu per un’etichetta italiana, la Soul Note, nel 1993. Oggi, dall’alto della sua posizione di trombettista pluripremiato, Douglas gestisce una propria label, la Greenleaf Music, con la quale produce anche altri musicisti, continuando così a individuare le nuove tendenze della musica creativa. Con il suo quintetto, che ha esordito su disco nel 2012 (Be Still) e da allora ha lasciato altre due prove (Time Travel, 2013, e Brazen Heart, 2015), Douglas mette bene in chiaro il suo legame col ‘linguaggio forte’ del jazz, quello di matrice post boppistica.
Sabato 10 febbraio è invece la volta dell’inedito, tellurico incontro fra due musicisti tra i più effervescenti della scena jazz internazionale, per un concerto “senza reti”, dove ritmi tradizionali africani e improvvisazione jazz si fondono in uno spettacolo pirotecnico e pieno di energia creativa.
Baba Sissoko, africano del Mali, è discendente da una grande famiglia di Griot, figure erranti che detengono e tramandano il sapere, la tradizione, la storia e la cultura locale. Inizia la sua carriera suonando il Tamani (tamburo parlante), accompagnando il nonno nei suoi viaggi. Il suo stile è estremamente particolare: alle melodie e ritmi propri della sua tradizione africana, fonde sonorità delle musiche nere occidentali come il jazz e il blues, reinterpretandole in una chiave decisamente originale. Sissoko divide questo progetto con il pianista e fisarmonicista Antonello Salis, in un incontro nel quale ognuno di loro cerca di riallacciare i legami con le radici della musica afroamericana, riattivando una serie di cortocircuiti storico musicali. La presenza di Salis non è assolutamente eccentrica, dal momento che il pianista sardo è per molti versi il più “fisico” ed africano dei jazzisti italiani e sa muoversi con eccezionale creatività sui sentieri delle improvvisazioni più ardite.
Zerkalo Spettacolo