Numa Tempesta (Marco Giallini) è un facoltoso e carismatico finanziere, con molto fiuto per gli affari ma pochi scrupoli. Gestisce un ingente patrimonio, accorpa fondi azionari e compra hotel di lusso in cui abita in attesa di rivenderli. Quando, però, a causa di una condanna per evasione, è costretto a scontare un anno di pena ai servizi sociali presso un centro di accoglienza, dovrà mettersi a disposizione di chi non ha nulla ed è abituato a vivere ai margini. Tra questi c’è Bruno (Elio Germano), un giovane padre senzatetto. Ben presto verrà fuori che Numa e i frequentatori del centro sono in realtà accomunati da arrivismo, disonestà e bassa statura morale.
Scritto da Daniele Luchetti insieme a Sandro Petraglia e Giulia Calenda, Io sono Tempesta prende le mosse da una notizia di cronaca di qualche anno fa: Silvio Berlusconi condannato ai servizi sociali. Il regista romano, però, sceglie intelligentemente di allontanarsi dalla realtà (e dalla verosimiglianza), per mettere in scena una parabola amarissima, ma dai toni quasi fiabeschi, sul potere corruttivo del denaro e sulla negoziabilità dell’umana dignità.
Racconta, così, con grande ironia un Paese che ha ormai perso qualsiasi ideologia, di solito affrontato al cinema con i toni seriosi del dramma. Io sono Tempesta unisce, invece, farsa, opera buffa e commedia (all’italiana), componendo un mosaico eterogeneo di personaggi, che sono molto più simili di quanto all’apparenza possa sembrare.
Poveri, ricchi, laici, religiosi: sono tutti sullo stesso piano nel film di Luchetti; nessuno si contraddistingue per etica o nobiltà d’animo, nessuno si fa scrupoli a sfruttare gli altri per il raggiungimento dei propri scopi. L’umanità messa in scena ha perso ogni forma di morale e vive disillusa e spavalda la confusione dell’oggi, dove tutto sfugge a qualsiasi possibile inquadramento (persino i poveri non si considerano come tali).
Nessuno schematismo, nessuna retorica, nessun giudizio in Io sono Tempesta, che pur raccogliendo tutte le tematiche del cinema sociale del suo autore, è probabilmente il film più monicelliano che il cinema italiano abbia sfornato negli ultimi anni. Poco importa se è esasperato, sfilacciato e disequilibrato: Io sono Tempesta possiede una ricchezza narrativa e una voglia di rompere gli schemi che lo rendono assolutamente prezioso.
Eccezionale il cast, a cominciare da un perfetto Marco Giallini, che interpreta un Numa Tempesta accattivante, intraprendente, sbruffone, senza scrupoli: un concentrato di tutti i vizi del capitalismo, eppure irresistibilmente simpatico.
A lui si mescolano, nel ruolo dei poveri “figli di puttana”, sorprendenti talenti presi dalla strada, oltre che bravissimi attori professionisti come Elio Germano ed Eleonora Danco. Nota di merito anche per l’intelligente uso della colonna sonora, a cominciare dalla bellissima Ho visto un re di Enzo Jannacci sui titoli di testa.
Alberto Leali