Girato sul Lago di Como e tratto dall’omonimo romanzo, arriva in sala il 27 ottobre con Vision Distribution
IO SONO L’ABISSO è il nuovo film scritto e diretto da DONATO CARRISI, tratto dall’omonimo romanzo dell’autore edito da Longanesi.
Il film, girato sul Lago di Como, è prodotto da Palomar e Vision Distribution e arriva nelle sale dal 27 ottobre distribuito da Vision Distribution.
La colonna sonora è composta da Vito Lo Re, edita da Edizioni Curci e Palomar ed esce in digitale dal 28 ottobre.
“Io sono l’abisso è un thriller dei sentimenti in cui i colpi di scena e la suspense sono costruiti sulle storie dei personaggi” – dichiara il regista e autore Donato Carrisi – “C’è una storia visibile, ma ce n’è anche una sommersa, che scorre silenziosa ed emerge all’improvviso. Ed è quella che va a colpire lo spettatore dove meno se lo aspetta, in quel piccolo posto del cuore in cui custodiamo l’empatia.
SINOSSI
Il suo lavoro è occuparsi della spazzatura. La gente non pensa mai a ciò che getta via. Invece lui sa che proprio tra i rifiuti si nascondono i segreti delle persone. Ed è così che sceglie le sue vittime. «Le persone dicono bugie, ingannano. La spazzatura no, la spazzatura non mente.» Ma, nella sua esistenza ordinata e solitaria, un giorno irrompe una ragazzina. Si è gettata nel lago come un rifiuto e lui l’ha salvata. Ma lui non salva le persone. Per questo all’inizio scappa via. Però poi torna indietro e la osserva di nascosto. E capisce ciò che nessuno sa capire. Che la ragazzina ha un segreto e ha urgente bisogno di aiuto. Ma aiutarla metterà a rischio la sua invisibilità. Infatti, mentre tutto questo accade, la più improbabile delle cacciatrici intuisce che là fuori c’è qualcuno che uccide le donne sole dai capelli biondi. Sa che nessuno le crederà perché, per la gente del lago, lei è solo matta. Ma non può tirarsi indietro e ha poco tempo. E, se riuscirà a fermare il mostro, potrà liberarsi dalla maledizione del passato. Ci sono tre storie che scorrono nel buio. Tre anime che stanno per incontrarsi. Dentro l’abisso.
Recensione a cura di Ilaria Berlingeri
Sia nel cinema che in letteratura, Donato Carrisi si conferma ottimo ideatore di trame thriller, regalandoci con IO SONO L’ABISSO un’opera appassionante e intrigante.
Mai come stavolta, l’autore procede per sottrazione, affidandosi a dialoghi scarni, a un’ambientazione indefinita e a personaggi dipinti con poche ma pregnanti pennellate. Così facendo, permette allo spettatore di non adagiarsi su elementi precostituiti, ma di partecipare attivamente alla vicenda. Lo dimostra anche l’insolita richiesta fatta alla stampa di non svelare il nome degli attori, restando al contempo fedele al romanzo d’origine che “spersonalizza” i protagonisti della storia per rendere più realistiche le loro vicende.
I “misteriosi” attori, d’altronde, risultino perfettamente credibili nei rispettivi ruoli, spingendoci ad appassionarci alle loro vicende. Il merito, però, è anche e soprattutto di Carrisi, che è un vero maestro nel tenere alta tensione, costruendo meccanismi narrativi ben oliati.
Ci parla, così, di infanzia violata, infelicità, solitudine, demoni interiori, scollamento dalla realtà, male che genera male e colpe che non possono essere espiate.
Lo fa attraverso un “cattivo” insolito, vessato fin da bambino e ricettacolo di una violenza che lo ha costretto a diventare a sua volta un mostro. Un mostro che, però, salva dall’annegamento una giovane che tenta il suicidio perché costretta a subire gli abusi di un ragazzo che la tiene sotto scacco. Si crea, così, uno curioso legame di vicinanza tra due esseri profondamente segnati dal dolore, vittime del male altrui.
Le inquadrature sghembe, forse l’elemento che ci ha convinto meno, vogliono sottolineare la visione distorta delle cose, l’incapacità di far fronte alle situazioni e il lasciarsi andare alle difficoltà.
Ma quello raccontato da Carrisi è un mondo del tutto privo di speranza? Non proprio, come dimostra un finale salvifico e liberatorio, che arriva dritto al cuore del pubblico.
L’ultima fatica di Carrisi è, quindi, un viaggio sconvolgente nell’oscurità dell’anima umana, che ci mette di fronte alla più scomoda delle domande: i mostri esisterebbero comunque se non ci fossero altri mostri a crearli?