L’assassino di John Lennon, il figlio di Marlon Brando, il manager dei Sex Pistols e altri ancora da lunedì 17 febbraio in prima serata su Sky Arte e NOW TV
Parte lunedì 17 febbraio alle 21.15 la nuova stagione di Inseparabili. Vite all’ombra del genio, la serie in 8 puntate scritta e condotta da Carlo Lucarelli, realizzata da Bottega Finzioni in esclusiva per Sky Arte (120 e 400 Sky). Dallo stesso giorno tutte le puntate saranno disponibili on demand e in streaming su NOW TV.
Girato negli imponenti saloni di Salsomaggiore Terme, tra Palazzo Berzieri e Palazzo dei Congressi, Inseparabili. Vite all’ombra del genio è dedicato alle personalità che hanno ricoperto un ruolo fondamentale nelle vite degli artisti, pur rimanendo molto spesso nell’ombra. Il punto di vista è quindi “secondario”, quello delle figure vissute accanto a cantanti, pittori, attori o scrittori per tutta la vita o per un breve, ma significativo, periodo.
Ogni genio ha infatti accanto a sé qualcuno che lo sostiene o che cerca di ostacolarlo e che, per un breve o lungo periodo, per ragioni sentimentali o lavorative, diventa la sua spalla, il suo braccio destro, il consigliere fedele, lo specchio con il quale confrontarsi o addirittura il suo assassino.
Questi personaggi all’ombra dell’artista, ne conoscono gli aspetti più difficili e contraddittori, che spesso il mondo non conoscerà mai. Inseparabili. Vite all’ombra del genio è raccontata proprio attraverso questo sguardo ed esplora storie e situazioni molto diverse tra loro: da Philip k. Dick a Bela Lugosi, da Marvin Gaye a Oscar Kokoschka, dai Sex Pistols a Zelda Fitzgerald, da Marlon Brando a John Lennon.
GLI EPISODI DI “INSEPARABILI. VITE ALL’OMBRA DEL GENIO”
17 febbraio, ore 21.15 – Essere John Lennon (Mark David Chapman, l’assassino di Lennon)
17 febbraio, ore 21.45 – La maledizione di Marlon Brando (Christian Brando, il figlio di Marlon)
24 febbraio, ore 21.15 – Una bambola per Kokoschka (l’ossessione di Oskar Kokoschka per Alma Mahler)
2 marzo, ore 21.15 – La gemella fantasma di Philip K. Dick (la sorella gemella Jane)
9 marzo, ore 21.15 – Inventando i Sex Pistols (il loro manager Malcolm McLaren)
16 marzo, ore 21.15 – La grande Zelda (la moglie di Francis Scott Fitzgerald)
23 marzo, ore 21.15 – L’ombra di Dracula (l’alter ego di Bela Lugosi)
30 marzo, ore 21.15 – Ho ucciso Marvin Gaye (il padre assassino)
SINOSSI PUNTATE
1 – Essere John Lennon – 17 febbraio, ore 21.15
Quando Mark David Chapman nel 1979 sposò la donna giapponese Gloria Hiroko Abe sapeva bene perché lo stava facendo. Perché era orientale come Yoko Ono, la moglie di John Lennon. Sì perché da anni ormai era ossessionato da lui, da quello che faceva, da quello che diceva e da quello che cantava. Era il suo idolo. Pian piano però l’ammirazione si trasformò in invidia, rabbia e odio. Così alle 22.57 dell’8 dicembre 1980 Mark si avvicinò a John Lennon e gli sparò, uccidendolo. Poi si mise a sedere e a leggere The catcher in the rye (Il giovane Holden) di Salinger, perché si sentiva vicino al carattere anti-sociale del protagonista. Quando la polizia lo arrestò dichiarò: “La cosa che mi faceva imbestialire di più era che lui avesse sfondato, mentre io no. […] Ero un nulla totale e il mio unico modo per diventare qualcuno era uccidere l’uomo più famoso del mondo”.
2 – La maledizione di Marlon Brando – 17 febbraio, ore 21.45
È il 16 maggio 1990, siamo a Mulholland Drive, in una grande villa. Nel salotto c’è un uomo, ha in mano una calibro 45 e ha appena ucciso il fidanzato di sua sorella, che è incinta di 7 mesi. L’uomo che ha sparato si chiama Christian, ha 32 anni e un cognome molto ingombrante: Brando. Suo padre, l’attore Marlon Brando, è in una delle stanze al piano di sopra, ha sentito gli spari e ha chiamato la polizia. Agli agenti che lo stanno portando via Christian Brando continua a ripetere che non voleva ucciderlo, stavano solo litigando ed è partito un colpo. Ma Dag Drollet, la vittima, viene ritrovato seduto sul divano, in una mano stringe un accendino e nell’altra il telecomando della TV, la versione di Christian Brando non convince fin da subito. Fin dalla sua nascita Christian Brando era stato conteso dai genitori in una battaglia legale durata anni, con il risultato che a crescerlo erano state le tate, gli assistenti di produzione e le babysitter. Nel 1972 è con suo padre sul set del film “Ultimo tango a Parigi”, è anoressico, Marlon Brando gli lascia sul pavimento di casa dei piattini con piccoli bocconi di cibo per invogliarlo a mangiare, e sua madre, l’attrice Anna Kashfi, per riprendersi il bambino, promette diecimila dollari ad un gruppo di Hippie per il suo rapimento. Il piccolo Christian verrà ritrovato in Messico, denutrito e sotto l’effetto di stupefacenti. La sua vita sarà costellata da episodi dolorosi e da una vita dissoluta, ma lui voleva solo una cosa: diventare un attore e raggiungere la notorietà come suo padre Marlon. Quella notte del 16 maggio 1990 e nei mesi del processo i riflettori si accenderanno su di lui, ma solo per documentare la caduta definitiva di una delle più grandi star di Hollywood: suo padre Marlon Brando.
3 – Una bambola per Kokoschka – 24 febbraio, ore 21.15
Una mattina del 1920 a Vienna un postino si accorge che all’interno del giardino di una villa c’è una donna nuda decapitata e ricoperta di sangue. Spaventato chiama la polizia, che arriva, ma quando entrano si accorgono che non è una donna in carne e ossa ma una bambola di dimensioni umane. Per capire cos’è successo dobbiamo andare al 1912, quando il pittore espressionista Oskar Kokoschka incontra Alma Mahler, la vedova del noto compositore, e s’innamora follemente di lei, tanto da ritrarla anche nel suo più noto quadro “La donna nella tempesta”. Alma era una donna passionale e libera. Rifiutò più volte di sposarlo e lo abbandonò mentre lui si trovava in guerra. Kokoschka perse la testa e, quando tornò alla vita civile, fece costruire una bambola a dimensioni naturali, del tutto simile ad Alma Mahler. Con questa bambola inizio una stretta “relazione”: comprò per lei dei vestiti, l’accompagnò in lunghi giri in carrozza per la città, la portò a feste e balli in maschera, arrivando a considerarla una vera e propria compagna. La ritrasse anche nel suo “Donna in blu”. Un giorno però, nel corso di una festa, fu preso da uno scatto d’ira e di malinconia. La fece a pezzi e la gettò in giardino, decapitata e sporca di vino rosso. Dove fu trovata il giorno dopo dal postino e dalla polizia.
4 – La gemella fantasma di Philip K. Dick – 2 marzo, ore 21.15
Philip K. Dick (1928-1982) la cui opera visionaria ha ispirato Blade Runner e altri capolavori immortali della fantascienza distopica, ha avuto una vita molto travagliata. Cinque mogli, tre figli, una mente divisa tra lampi di genio e sprazzi di follia, un rapporto molto stretto con le droghe allucinogene (soprattutto nell’ultimo periodo della sua vita). C’è una presenza, un’ombra, che lo accompagna per tutta la vita e influenza la sua intera opera. È quella della sorella gemella Jane. Nata prematuramente assieme a Philip il 16 dicembre 1928, Jane muore il 26 gennaio 1929, a poco meno di sei settimane dalla nascita. Viene sepolta dai genitori a Fort Morgan in Colorado, in una tomba sulla cui lapide i genitori fanno incidere anche una targa vuota, uno spazio per accogliere il nome di Philip al momento della sua morte. Phil sa che, su quelle colline del Colorado, c’è un posto che attende proprio lui. È una cosa, questa, che segna profondamente lo scrittore. Da quel momento sente di esistere solo a metà, come se una parte di lui fosse morta e sepolta sottoterra in una tomba.
5 – Inventando i Sex Pistols – 9 marzo, ore 21.15
Siamo a metà degli anni ’70 e a Londra c’è un negozietto di abbigliamento che si chiama “Sex”. Sta in King’s Road, assieme a tanti altri che vendono quegli strani vestiti lanciati da quella tendenza che si comincia a chiamare punk, anche se “Sex” è uno dei più estremi e dei più originali, visto che a gestirlo c’è una stilista come Vivienne Westwood, ma soprattutto c’è il suo ragazzo, un tipo ancora più strano dei vestiti che vende, che si chiama Malcolm McLaren. “Sex” è frequentato da gente altrettanto strana tra cui alcuni ragazzotti che formano un gruppo musicale e che chiedono a Malcolm di fargli da manager. È così che nascono i “Sex Pistols” e con loro la scintilla che fa esplodere nel mondo la rivoluzione del punk. Ma è tutto vero? O non si tratta piuttosto di un inganno? Peggio ancora, di una truffa? “The Great Rock ‘n’ Roll Swindle”, La Grande Truffa del Rock ‘n’ Roll, è il titolo del film con cui Malcolm McLaren racconta la storia dei Sex Pistols e della rivoluzione punk vista attraverso un continuo gioco di specchi, come la beffa alle leggi e alle regole dell’arte e del mercato giocata da un genio del Situazionismo come lui. Un gioco che ha sfumature grottescamente noir, come quando fa cantare Ronnie Biggs, l’autore della leggendaria rapina al treno Glasgow-Londra, nei dischi dei Sex Pistols. Ma anche una metà scura pesante e maledetta, come quella che porta Sid Vicious, una delle sue creature più rappresentative, ad uccidere a coltellate la fidanzata Nancy e poi a morire di overdose.
6 – La grande Zelda – 16 marzo, ore 21.15
La notte del 10 marzo 1948 un incendio divampa nelle cucine dell’Highland Hospital, un ospedale psichiatrico di Asheville, nella Carolina del nord. L’intera struttura viene distrutta dalle fiamme e dieci donne vengono ritrovare completamente carbonizzate. Tra loro c’è Zelda Sayre che era ricoverata lì da diversi anni e stava lavorando alla scrittura del suo secondo romanzo. Ma Zelda non era solo una scrittrice, era soprattutto la moglie di Francis Scott Fitzgerald. Nella sua vita, vissuta al limite tra dipendenza dall’alcol e sregolatezze di ogni tipo, lei per tutti era solo la moglie di uno dei più importanti scrittori americani di tutti i tempi. Aveva sgomitato, aveva combattuto per uscire dall’ombra così ingombrante del marito: aveva scritto dei racconti, un romanzo, aveva dipinto, ma era stato tutto inutile. La malattia mentale aveva preso il sopravvento e, nonostante le cure e i numerosi ricoveri in varie cliniche psichiatriche, la frustrazione per il mancato riconoscimento del suo valore non le lascia scampo.
7 – L’ombra di Dracula – 23 marzo, ore 21.15
Bela Lugosi è morto il 16 agosto 1956. Si dice che le sue ultime parole siano state «Io sono il conte Dracula, io sono il re dei vampiri, io sono immortale», e anche che l’ultimo visitatore venuto a rendere omaggio alla sua spoglia mortale abbia visto fuggire attraverso la vetrata un gigantesco pipistrello nero. Al di là della leggenda e dell’immaginazione, che Bela Lugosi si fosse pian piano trasformato nel conte Dracula è un fatto dimostrato dalle tante stranezze che hanno coronato la sua esistenza. Bela Lugosi, pseudonimo di Béla Blasko, oscuro attore di origine ungherese giunto a Hollywood sul finire dell’anno 1923, è stato il primo e più noto dei conti Dracula al cinema. Il suo attaccamento a quel ruolo si fa via via più morboso, fino a sfociare in una sorta di preoccupante immedesimazione. Un ruolo che al tempo stesso si rivela, però, una condanna. Bela Lugosi diventa subito un’icona del cinema di genere, il volto malvagio per eccellenza e non riesce più ad allontanarsi da quello stereotipo. Inizia il declino, per colpa anche di alcune scelte poco sagge fatte a livello professionale. Una situazione resa ancora più dura dalla dipendenza da morfina, che contribuisce a renderlo sempre più paranoico e non gli permette di distinguere la differenza tra realtà e finzione. Non c’è più distanza tra il conte Dracula e Bela Lugosi, che rilascia interviste all’interno di una bara o si comporta come se fosse realmente un vampiro. Di lui è rimasta viva soprattutto la leggenda. C’è chi sostiene che sia stato addirittura deposto nella bara con il costume di scena di Dracula. Tanto che l’attore Peter Lorre, alla vista del defunto, pare si sia rivolto a Boris Karloff dicendo “Che dici, gli piantiamo un paletto nel cuore?”.
8. Ho ucciso Marvin Gaye – 30 marzo, ore 21.15
Quando Marvin Gaye regalò per Natale una calibro 38 a suo padre, non sapeva che lui l’avrebbe usata per uccidere proprio suo figlio poco tempo dopo. O forse sì. Marvin soffriva di profonde depressioni, si sentiva non amato e inutile, e aveva tentato il suicidio già tre volte. L’ultima qualche giorno prima di essere ucciso dal padre, lanciandosi da un’auto in corsa. La volta precedente invece aveva ingerito una robusta dose di cocaina, ma l’avevano salvato. La prima volta aveva tentato di spararsi ma era stato fermato da Berry Gordy, il produttore della Motown, la casa discografica che produceva i suoi dischi. Il primo aprile del 1984 però non c’era nessuno a fermare la lite tra Marvin e suo padre. Avevano da sempre un rapporto difficile e complesso. Il padre era molto geloso del successo artistico del figlio. Marvin era entrato in profonda depressione dopo la fine del suo matrimonio con Anna Gordy, la sorella del suo produttore. Nonostante i successi discografici le cose peggiorarono sempre di più e Marvin si convinse che qualcuno voleva ucciderlo. Girava circondato da guardie del corpo e aveva diversi assaggiatori che dovevano individuare eventuali cibi avvelenati. E poi, era tornato da poco più di un anno a vivere con i suoi genitori. Proprio all’interno di quella casa, la sera del primo aprile 1984, in seguito a una banale lite, il padre di Marvin Gaye usò il proprio regalo di Natale contro suo figlio. Uccidendolo con due colpi al petto.