Film di pre-apertura della Festa del Cinema di Roma 2018, In viaggio con Adele è stato il primo dei sei appuntamenti dedicati alle Opere Prime e Seconde dell’Isola del Cinema, dove è stato accolto con grande entusiasmo da parte del pubblico
Libera e disinibita, la giovane Adele indossa solo un pigiama rosa con le orecchie da coniglio, non si separa mai da un gatto immaginario e semina ovunque post-it dove scrive i nomi di ciò che la circonda. Cinico e ipocondriaco, Aldo è un attore di teatro alla vigilia della sua ultima grande opportunità nel mondo del cinema. L’improvvisa morte della mamma di Adele, l’unica donna ch’egli abbia mai amato, sconvolge, però, i piani dell’uomo, che scopre, infatti, in occasione del suo funerale, di essere il padre della ragazza. Con il compito di dirle la verità e di condurla dalla nonna, Aldo parte con Adele risalendo dalla Puglia sulla sua vecchia cabrio.
Il cinema, non solo quello italiano, è pieno di vicende che ruotano attorno alla scoperta da parte del protagonista dell’identità di un personaggio a cui è legato (specie se un padre o un figlio) e che gli stravolge in qualche modo la vita. Se a ciò aggiungiamo l’altrettanto classico topos del viaggio alla (ri)scoperta di se stessi e della propria identità, il racconto di formazione, non importa che età abbiano i protagonisti, è ben che servito.
Pur partendo da questi presupposti, In viaggio con Adele non si fa spaventare dal rischio del déjà-vu, ma procede sicuro per la sua strada, mettendo in scena il bizzarro incontro fra due marginaux in cerca d’amore, a cui danno anima i bravissimi Alessandro Haber e Sara Serraiocco.
Il debutto nel lungometraggio di Alessandro Capitani (vincitore del David di Donatello nel 2016 per il Miglior Cortometraggio), infatti, può dirsi riuscito proprio grazie alla sintonia che si crea fra i due protagonisti, che rendono credibili e mai forzate le rispettive storie, donando una molteplicità di sfumature a personaggi ad alto rischio di stereotipo.
Capitani, Serraiocco e Guaglianone all’Isola del Cinema (ph Stefano Simoni)
L’abile sceneggiatura di Nicola Guaglianone (Benedetta follia, Lo chiamavano Jeeg Robot) ha il merito, inoltre, di trattare un tema complesso come quello della sindrome di Asperger, pur non nuovo alla narrazione cinematografica (in Italia ricordiamo il recente Quanto basta), in modo delicato e sensibile, non sfiorando mai il patetico ed evitando le furberie.
Colorando il complesso mondo di Adele con la bella fotografia pastello di Massimiliano Kuveiller, Capitani ne fa emergere la forza e la fragilità, i desideri e i bisogni, ma soprattutto la dirompente energia della diversità, di cui il film diviene luminoso inno.
Il rapporto fra la neurospeciale Adele e il fragile Aldo è descritto, inoltre, con una sensibilità coinvolgente, ma anche con una ironia contagiosa che ci fa subito simpatizzare per questa strana coppia, che lega due generazioni (e due solitudini) apparentemente inconciliabili, ma in realtà in grado di supportarsi a vicenda.
Una commedia leggera ma mai banale, intensa e mai stucchevole, accolta con grande partecipazione in occasione della rassegna dedicata alle Opere Prime e Seconde dell’Isola del Cinema, dove è stato presentato dal regista e dai due attori protagonisti alla presenza del Direttore Artistico Giorgio Ginori e da Francesca Piggianelli.
Roberto Puntato