Dopo i quattro film campioni d’incasso con Checco Zalone, Gennaro Nunziante torna al cinema con Il Vegetale, che, per lo stile garbato, lo humor genuino, la struttura e i topoi narrativi, richiama i suoi lavori precedenti, con la differenza fondamentale di incentrarsi su un protagonista molto distante da Zalone.
Fabio Rovazzi, fenomeno web amato dai giovanissimi per alcuni tormentoni musicali, interpreta un ventiquattrenne milanese neolaureato in Scienze della Comunicazione, alla ricerca, affatto facile, di un lavoro. Onesto e volenteroso, Fabio si adegua a qualsiasi attività, pur se la più umile e meno consona al suo titolo di studio; l’importante è non rimanere disoccupato e non perdere la speranza nel futuro. Quando, però, suo padre (Ninni Bruschetta), viveur, imbroglione ed eterno Peter Pan, è impossibilitato a mandare avanti le “attività” della sua azienda a causa di un incidente, toccherà proprio a Fabio prendere il timone e… mandare all’aria, con la sua onestà, i piani del genitore! In più, sarà il ragazzo a doversi occupare di una nuova viziatissima sorella di otto anni (Rosy Franzese), costretta a cambiare di colpo il suo stile di vita. Per superare il momento di crisi, Fabio accetterà un altro lavoro “impossibile”, che lo metterà a contatto con la terra e la natura (e con il personaggio bizzarro di Luca Zingaretti), e che sconvolgerà in positivo la sua vita.
In linea con lo spirito della produzione e della distribuzione Disney, Il vegetale è una fiaba a lieto fine, con al centro un “Candide” dei giorni nostri, che si scontra con le bruttezze del mondo, ma che riesce ad uscirne vincitore, divenendo un esempio per tutti i giovani rassegnati alla vita.
L’onesta, l’integrità, l’impegno, l’ottimismo di Fabio si contrappongono all’irresistibile e “cafona” irriverenza di Zalone, disegnando un personaggio al contempo tenero, buffo ed eroico. Fabio Rovazzi non si limita a improvvisarsi attore, ma ci riesce, perché non solo possiede il physique du rôle che lo rende efficacemente credibile, ma, come il suo personaggio, si rimbocca le maniche per fare del suo meglio. Diviene così il simbolo di una generazione smarrita, alle prese con gli stage mal retribuiti, i contratti precari e i giochi di un mondo corrotto e immorale.
“Da fare sette minuti di video a ottantatré di recitato ce ne passa – dice Rovazzi – E’ stato impegnativo e ho dovuto affidarmi completamente al regista e ai preziosi consigli di un attore straordinario come Luca Zingaretti. Lui mi ha mostrato cos’è la recitazione, e io gli ho insegnato come fare le Instagram stories. Nasco come videomaker, riprendendo gente che si divertiva in discoteca: mi piace molto osservare e spero in futuro di poter fare qualcosa di mio, ma ci vorrà tempo“.
“Ho notato Fabio in un video con Fabio De Luigi e mi è subito piaciuto, ha nel volto l’emblema di una generazione – afferma Gennaro Nunziante – Ho costruito il personaggio del film su di lui, ma non volevo dare al pubblico qualcosa che conosceva già, ovvero un Fabio che cantava e ballava. Penso sempre che il pubblico sia più intelligente di me e che vada stupito: finora ciò mi ha portato fortuna“.
Il messaggio di Nunziante è però tutto positivo, come ogni fiaba che si rispetti: ogni uomo ha una dignità che non va svenduta e occorre impegnarsi al massimo per creare qualcosa di proprio, facendo tesoro delle esperienze vissute, anche le più improbabili e difficili. Perché la vita ripaga, riservando delle gran belle e inattese sorprese.
“Penso che la riconciliazione sia indispensabile per l’Italia – continua il regista – ma per raggiungerla occorre dirsi la verità. Perché riconciliarsi significa superare, comprendendo le motivazioni profonde degli altri. E’ questo che fa il personaggio di Fabio, realizzando ciò che all’inizio del film pareva impossibile: trasforma, cioè, il dolore e la rabbia in amore verso qualcuno. Ciò può essere fatto poco alla volta, silenziosamente e armandosi di pazienza“.
Il vegetale è un film leggero e divertente, pur se non particolarmente innovativo rispetto ai precedenti del regista; cattivo al punto giusto nella sua semplice critica sociale, ritmato e mai volgare, il nuovo lavoro di Nunziante azzecca anche un paio di irresistibili personaggi come quello di Alessio Giannone (noto inviato barese di Striscia la notizia) e della piccola Rosy Franzese.
Alberto Leali