Costretto a trasferirsi da un prestigioso liceo del centro di Parigi ad una scuola di periferia, il professor Foucault si trova a confrontarsi con i limiti del sistema educativo e a mettere in discussione i suoi principi.
Il professore cambia scuola, primo lungometraggio di Olivier Ayache-Vidal, è un’opera delicata e toccante, che indaga con accuratezza sulla scuola pubblica, l’insegnamento e i problemi delle periferie.
Pur trovandoci di fronte a un film di finzione, infatti, il regista sembra quasi sfiorare il documentario, tanto è puntuale la descrizione del sistema pubblico, delle sue fragilità e contraddizioni.
Il suo è un cinema sociale che si insinua fra i banchi di scuola senza mai essere invasivo, cercando soluzioni a fenomeni come la mancanza di futuro per quei giovani che crescono lontani dal centro della capitale.
Così come faceva il bellissimo Entre le murs di Laurent Cantet, con cui condivide più di un tema, Il professore cambia scuola va alla ricerca dell’autenticità, quella che traspare dai volti, intensi e pulsanti di vita, dei veri insegnanti e ragazzi del liceo Barbara.
Il fulcro del film sta, però, tutto nell’incontro e nel confronto tra insegnanti e studenti, di cui il professor Foucault, interpretato dal bravissimo Denis Podalydès della Comédie Française, si fa convinto portavoce e che emerge soprattutto dal rapporto instaurato con il giovane Seydou (Abdoulaye Diallo).
Ne deriva una critica alla cecità dei docenti che preferiscono affibbiare ai propri alunni la facile etichetta di “svantaggiati” piuttosto che ammettere la propria incapacità d’insegnare, ma anche una riflessione sull’importanza che ancora rivestono la scuola e le personalità, come Foucault, che non si arrendono all’idea di un destino già segnato per i loro ragazzi.
Molti i momenti divertenti ed emozionanti per un film sincero, umano, aperto alla speranza: Il professore cambia scuola sarà al cinema dal 7 gennaio distribuito da PFA Films ed EMME Cinematografica.
Alberto Leali